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(recensione già inoltrata il 05/05/2020) Come già scriveva Nicola, «La ricerca etimologica è portata ai massimi livelli, dove Marini si propone di far rivivere tutto lo spettro semantico del linguaggio heideggeriano.». È necessario trarre le conseguenze concettuali da questa premessa: è l'intera logica del testo a ridefinirsi nel senso e nella struttura, a crescere fino a esplodere. L'articolazione interna di questa logica viene liberata dalle incrostazioni "esistenzialiste" delle precedenti traduzioni, facendo emergere connessioni e funzionamenti rimossi. Finalmente il mostro è stato attivato dal fulmine: "si può fare!". Il senso dei concetti inizia a circolare e ad illuminare la mente di chi legge: ora, finalmente, possiamo comprendere "Essere e tempo"! E non manca, appunto, anche l'esplosione. Infatti, i sostenitori dell'esistenza di un "primo" Heidegger, diverso da un "secondo", dovranno fare i conti con una "casella vuota" illuminata da questa accelerazione di senso, già presente in quest'opera e ingombrante come un elefante nella stanza: il "problema del senso del senso".
Come già scriveva Nicola, «La ricerca etimologica è portata ai massimi livelli, dove Marini si propone di far rivivere tutto lo spettro semantico del linguaggio heideggeriano.». È necessario trarre le conseguenze concettuali da questa premessa: è l'intera logica del testo a ridefirnirsi nel senso e nella struttura, a crescere fino a esplodere. L'articolazione interna di questa logica viene liberata dalle incrostazioni "esistenzialiste" delle precedenti traduzioni, facendo emergere connessioni e funzionamenti rimossi. Finalmente il mostro è stato attivato dal fulmine: "si può fare!". Il senso dei concetti inizia a circolare e ad illuminare la mente di chi legge: ora, finalmente, possiamo comprendere "Essere e tempo"! E non manca, appunto, anche l'esplosione. Infatti, i sostenitori dell'esistenza di un "primo" Heidegger, diverso da un "secondo", dovranno fare i conti con una "casella vuota" illuminata da questa accelerazione di senso, già presente in quest'opera e ingombrante come un elefante nella stanza: il "problema del senso del senso".
L'edizione è curatissima e, per certi aspetti, si discosta molto dall'edizione Longanesi. La ricerca etimologica è portata ai massimi livelli, dove Marini si propone di far rivivere tutto lo spettro semantico del linguaggio heideggeriano. Importanti sono le differenze dalla traduzione Chiodi-Volpi, a mo' di esempio: Lichtung, Besorgen e Fürsorge sono tradotti con Chiarità (invece di "radura"), Procurare (invece di "prendersi cura") e Prendersi cura (invece di "aver cura"). Utilissimo è il "glossario" conclusivo, ove, per ogni lemma concettuale fondamentale, si espongono citazioni tratte da parti più significative dell'opera.
Recensioni
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