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Ancora una volta Rinaldo Boggiani non delude i suoi lettori con il suo ultimo libro di racconti "La Fabbrica". Penso che questa sua ultima opera letteraria sia la più bella (per ora, ma sono certa che saprà stupirci ancora con altre belle storie nei suoi prossimi lavori) da lui scritta. Un libro "graffiante", che ha il pregio di comunicare con la scrittura qualche cosa di sé, di personale, ma che poi il lettore finisce con il ritrovarsi a far parte integrante dei suoi racconti. La scrittura si presta a essere letta a voce alta, un grido dal profondo fatto di soli punti, nessuna virgola. Nessuna esitazione. Solo la concretezza dei fatti. Solo la profonda sensibilità di Boggiani poteva far di questo libro un vero capolavoro. Perché sono gli uomini speciali che hanno il dono di parlare con il cuore, testimoniano il coraggio di farsi sentire, dimostrando che la perfezione non esiste, ma è solo dai propri errori che ci s'insegna a riconoscere se stessi e le persone che ci circondano. Ed è dalla solitudine che arrivi a capire l'altrui indifferenza. Il libro è un incitamento al coraggio di parlare, di farsi sentire, senza reprimere le proprie idee o i propri pensieri. Un vero omaggio alla realtà di questa società del ventunesimo secolo. Grazie Rinaldo.
5 racconti che sembrano chiudere il cerchio tracciato a partire da Stelle Nere. E' un Boggiani che unisce all'efficace introspezione, insoliti colpi di scena che concludono racconti brevi ma intensi. La Fabbrica e Giovanna sono quelli che più ho sentito vicini per cultura e carattere. Ne Il Brevetto ho ritrovato quello stile monocorde senza punteggiatura che, già in precedenti occasioni, aveva reso difficoltosa la mia lettura. Il Nano, per la brevità del racconto, è un titolo azzeccato, ma sinceramente mi ha lasciato un senso d'incompiutezza. Con La serata al bagno pinguino, invece, sono tornato agli anni dell'università, quando con meno pensieri approdavo al Lido degli Scacchi? che nostalgia!
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