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La fatica più bella. Perché correre cambia la vita
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La fatica più bella. Perché correre cambia la vita - Gastone Breccia - copertina
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La fatica più bella. Perché correre cambia la vita

Descrizione


Come insegnano i filosofi orientali, la strada è più importante del traguardo, ed è il cammino a dare un senso alla meta.

«È il momento di avere pazienza e di non fare errori. È il momento di cercare la nostra corsa perfetta, quella che abbiamo costruito giorno per giorno, espressione del nostro personale equilibrio tra sforzo e durata, tra velocità e resistenza. Se ci siamo allenati con la testa, oltre che con le gambe, ormai la conosciamo bene, è diventata una vecchia amica. Siamo nelle condizioni migliori per metterla in pratica: non dobbiamo spingere troppo – anzi, dobbiamo controllare la velocità – e possiamo concentrarci sull’efficienza. Eccola, la nostra corsa perfetta!»

La corsa sulle lunghe distanze è una disciplina dura. Richiede costanza, capacità di sopportare la fatica e superare soglie di sofferenza a cui la nostra vita sedentaria non ci prepara. Ma è l’attività più naturale che sia possibile praticare; un’attività nella quale milioni di anni di evoluzione della specie ci hanno reso imbattibili. E, soprattutto, la corsa ci rende felici. Non soltanto più magri e forti, più sani e soddisfatti: riesce a toccare qualcosa di misterioso, che ci avvicina alla nostra natura più profonda e ci fa sentire liberi.Se l’uomo è un perfect runner, la maratona è la distanza perfetta. Rappresenta infatti il giusto compromesso tra resistenza ed efficienza: mette alla prova la capacità fisica e mentale di ‘tenere duro’, ma consente di esprimere un gesto atletico efficace, limpido, ‘bello’.Può essere un’avventura splendida o fallimentare; può lasciare stanchi e felici, o frastornati, svuotati e delusi. Non tutto dipende dal risultato. Come insegnano i filosofi orientali, la strada è più importante del traguardo, ed è il cammino a dare un senso alla meta.
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Dettagli

2018
15 marzo 2018
XVII-233 p., Brossura
9788858131213

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Pino del Sordo
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Il libro è ben scritto e scivola bene tra le righe. L'autore, maratoneta per passione ma con tempi quasi da professionista, sviscera l'impegno con dovizia di particolari. Riesce a far provare, anche a chi non hai mai corso 42 km. le sensazioni che questa corsa ti dà. Unico neo è l'apprensione che ti assale, dato che l'autore calca la mano sulla sofferenza del gesto. Non accetta i maratoneti della domenica e per chi come me, ha voglia di correre senza spremersi oltremodo è quasi offensivo. Comunque lo consiglio

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Gastone Breccia

1962, Livorno

Vive a Cremona dove insegna Storia bizantina presso la Facoltà di Musicologia, sede staccata dell'Università di Pavia. Ha pubblicato diversi scritti di taglio storico-filologico su testi della cultura bizantina. Sul tema de "L'arte della guerra" (Einaudi 2009), ha scritto "Con assennato coraggio...L'arte della guerra a Bisanzio tra Oriente e Occidente", apparso nel 2001 su «Medioevo greco - Rivista di storia e filologia bizantina», e due saggi sulla guerriglia a Roma e a Bisanzio (Grandi imperi e piccole guerre) usciti sulla stessa rivista nel 2007 e 2008. Più divulgativo l'articolo Adieu, Herr von Clausewitz, un'analisi delle difficoltà americane in Iraq alla luce delle teorie belliche classiche, pubblicato su «Limes» nel 2006. Nel 2009...

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