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Le espressioni «feroci» della tradizione nella storia e nel folklore di Romagna e dintorni: tra rito, conflitto e spettacolo.
Eventi come la battaglia delle arance di Ivrea o il palio di Siena si inquadrano in una ricca tradizione folklorica, perpetuante riti e forme del festivo di carattere “antagonistico” che, dal primo Medioevo e per secoli, si sono articolate in Italia e in Europa. Concentrandosi sulla Romagna e dintorni Eraldo Baldini riscontra come, anche in questo territorio, certi giochi e festività siano stati caratterizzati da forme di ferocia e da azioni quasi incomprensibili per la contemporaneità. Analizza pertanto eventi che contemplavano crudeltà sugli animali – come le sanguinose “cacce al toro”, le sfrenate corse cittadine dei cavalli “barberi” o il selvaggio gioco del “tirare il collo all’oca”. Tratta di aspetti che coinvolgevano comunità cittadine (borgate, fazioni ecc.) quali le cruente “battagliole”, che esprimevano rivalità intestine o, più semplicemente, davano uno sfogo codificato all’aggressività e alle tensioni: scontri che vedevano soprattutto la partecipazione di bambini e ragazzi, i quali, in quei secoli, non mancavano di farsi interpreti dei caratteri di violenza della società. Passando dalle “brutalità” fisiche a quelle psicologiche e sociali, l’autore ci porta poi a conoscere le tradizioni popolari (del ciclo dell’anno in primo luogo) che prevedevano l’uso di capri espiatori animali o umani, e indicavano date e occasioni in cui mettere in atto scherzi anche pesanti o “dispetti” ritualizzati nelle Mischief nights. Sino al multiforme manifestarsi dello charivari, con cui si esprimeva in forme eclatanti e a volte crudeli la riprovazione per comportamenti individuali ritenuti impropri e non consoni alle regole della comunità, che in questo modo si ergeva a spietato giudice.
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