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Nel saggio La fiaba nell'Antico Testamento del 1928, Gunkel rilegge le Scritture con un'attenzione particolare per tutto ciò che ha sapore di folklore e ordina le tipologie fiabesche secondo i soggetti: si trovano dunque fiabe legate a entità naturali, utensili, spiriti, demoni, fantasmi, giganti, bambini, donne. Un'organizzazione contenutistica, che per ragioni ovvie, non poteva prendere in considerazione la classificazione di Propp per funzioni narrative che oggi costituisce la base condivisa dell'analisi del genere letterario fiabesco. Uno degli esponenti più illustri della Religionsgeschichtliche Schule fonda questo suo percorso di indagine sulla comparazione, tentando di rintracciare elementi anche precedenti alle Scritture, attingendo dal repertorio fiabesco dell'antichità, approdando a un'analogia critica sempre guidata dalla fedeltà alla filologia e da un dotto spirito di critico letterario. Gli ambienti privilegiati, legati al contesto biblico, sono l'antico Oriente e in particolare le terre di Babilonia e Canaan. Per Gunkel l'Antico Testamento non contiene fiabe, ma motivi fiabeschi che compaiono in forma di aneddoti e varianti in ogni suo libro. Sono racconti poetici primitivi, che hanno tratti comuni come l'ingenuità, ma che hanno una loro specificità tipica della tradizione israelitica, che filtra, emenda, aggiunge secondo le esigenze della religione di Jahve. Questa riflessione conduce l'autore, in sede di conclusioni, ad affermare che le fiabe non sono trasmesse nella loro forma pura nelle Scritture, poiché la storia della religione ebraica è segnata al contempo da una battaglia contro le fiabe. Un aspetto questo, interessante per comprendere il legame tra il sacro e il profano nei testi veterotestamentari, ma purtroppo poco approfondito all'interno del saggio. Mariachiara Giorda
Se per il poeta romantico Novalis "tutto ciò che è poetico, deve essere fiabesco", per Hermann Gunkel esponente di spicco della scuola storico-religiosa, che applicò il metodo comparativo e storico morfologico anche ai testi biblici - il racconto poetico è l'ambasciatore ideale dei principi religiosi. La Bibbia racconta di giovani pastori che diventano re, di nascite straordinarie, di demoni, di uomini inghiottiti da un pesce che poi li restituisce alla vita. Le fiabe contengono immagini che giungono a noi come le fievoli note di un'antica e complessa melodia, perciò Gunkel indaga la natura di questi racconti e il loro legame con la storia del popolo di Israele, accostandoli ad analoghe creazioni di altri popoli. Il percorso si snoda tra storie di spiriti e i giganti, credenze primitive e luoghi straordinari, come quelli incontrati dagli antichi eroi nelle loro avventurose peregrinazioni. Così si ripercorrono i viaggi di Gilgamesh e di Ulisse, l'ascesa al cielo di Etana e Adapa come di Elia. Procedendo con Gunkel in questo viaggio scopriremo, tuttavia, che il legame tra Antico Testamento e fiaba non è così facile da cogliere perché "la storia della religione di Jahve è anche, in parte, la storia di una battaglia contro le fiabe".
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