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Impareggiabile. Ecco cos’è Cornwell. I suoi libri sono un perfetto connubio tra storia, avventura e guerra, inseriti in un contesto a dir poco impeccabile. La narrazione è fluida, intrigante e sempre più appassionante con il procedere delle pagine. Diciamolo: seguire Uhtred di Bebbanburg in battaglia è qualcosa di eccezionale, qualcosa che ti lascia col fiato sospeso, ti senti trascinare dalla stessa magnifica furia, provi lo stesso trascinante entusiasmo mentre le spade vengono incrociate e gli scudi sbattono, subito prima di ritrovarsi nell’orrore del muro di scudi. Però il valore dei libri di Cornwell non sta soltanto nell’abilità di quest’ultimo come narratore, ma anche nella grande passione e nell’accuratezza storica che riesce a trasmettere. Seppur in modo romanzato, infatti, ci fa conoscere una sfaccettatura della storia ben poco nota, quali sono le invasioni norrene delle isole britanniche e il regno di Alfredo il Grande che pose le basi della futura Inghilterra. Un’epoca cupa, per certi versi bruttale, con un pizzico di misticismo, egregiamente ricreata. L’unica “stranezza”, non per forza da considerarsi un difetto, è il ruolo dello stesso Uhtred. In un certo senso il nostro eroe sembra quasi un osservatore, mi è sembrato di vedere la storia di altri attraverso di lui. Rimane l’indubbio protagonista di tutte le azioni, però anziché portare avanti la propria storia appare come una pedina (decisiva) nella partita di altri. Come ho già detto non vedo assolutamente questo come un difetto, anzi se è un modo dell’autore per farci vedere altro di questo magnifico periodo non possiamo che ringraziarlo! Partendo ovviamente dal presupposto che la mia impressione non sia in realtà errata.
Impareggiabile. Ecco cos’è Cornwell. I suoi libri sono un perfetto connubio tra storia, avventura e guerra, inseriti in un contesto a dir poco impeccabile. La narrazione è fluida, intrigante e sempre più appassionante con il procedere delle pagine. Diciamolo: seguire Uhtred di Bebbanburg in battaglia è qualcosa di eccezionale, qualcosa che ti lascia col fiato sospeso, ti senti trascinare dalla stessa magnifica furia, provi lo stesso trascinante entusiasmo mentre le spade vengono incrociate e gli scudi sbattono, subito prima di ritrovarsi nell’orrore del muro di scudi. Però il valore dei libri di Cornwell non sta soltanto nell’abilità di quest’ultimo come narratore, ma anche nella grande passione e nell’accuratezza storica che riesce a trasmettere. Seppur in modo romanzato, infatti, ci fa conoscere una sfaccettatura della storia ben poco nota, quali sono le invasioni norrene delle isole britanniche e il regno di Alfredo il Grande che pose le basi della futura Inghilterra. Un’epoca cupa, per certi versi bruttale, con un pizzico di misticismo, egregiamente ricreata. L’unica “stranezza”, non per forza da considerarsi un difetto, è il ruolo dello stesso Uhtred. In un certo senso il nostro eroe sembra quasi un osservatore, mi è sembrato di vedere la storia di altri attraverso di lui. Rimane l’indubbio protagonista di tutte le azioni, però anziché portare avanti la propria storia appare come una pedina (decisiva) nella partita di altri. Come ho già detto non vedo assolutamente questo come un difetto, anzi se è un modo dell’autore per farci vedere altro di questo magnifico periodo non possiamo che ringraziarlo! Partendo ovviamente dal presupposto che la mia impressione non sia in realtà errata.
Per ora è il "peggiore" della saga dei re sassoni. Premetto che non ho ancora letto il quinto libro, quello che segue questo, quindi il giudizio è ancora sospeso. Non fraintendetemi: Cornwell è un gran romanziere, sempre ben documentato e abile nel tenere incollato il lettore al libro ma in questo quarto libro della saga ho notato una latente pigrizia dell'autore nel delineare la trama. Sì, pigrizia, visto che, probabilmente a corto di idee, spuntano vecchi e nuovi "villain" meno credibili del solito e la Storia viene tirata per la giacchetta in maniera più plateale per esigenze sceniche. Peccato.
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