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recensione di Boringhieri, G., L'Indice 1990, n.10
Da un po' di tempo i rapporti tra filosofia italiana e americana sono cambiati: la filosofia analitica, che per decenni aveva imperato nelle università americane e con la quale i filosofi italiani, tranne eccezioni, non si erano mai confrontati, ha perso il predominio. Ormai molti, in America, guardano all'Europa, e l'Europa è disposta ad accogliere nel grembo i coraggiosi rivoluzionari sfuggiti alla dittatura della filosofi a analitica. Questi parlano, finalmente, una lingua comprensibile. Si può ricominciare a "conversare".
L'ultimo libro di Franco Restaino è un tentativo di documentare questo riaccostamento. Si parte da un breve resoconto delle vicende della filosofia analitica fino all'arrivo, alla fine degli anni sessanta - inizio degli anni settanta, di una "quarta generazione" di filosofi americani, che coincide con la messa in crisi e il parziale declino della filosofia analitica stessa. Il libro prosegue con una descrizione delle principali, e poco influenti, sacche di resistenza alla filosofia analitica negli anni del suo predominio, quindi dei due fattori che ne hanno determinato la crisi: l'invasione della filosofia europea in America negli anni settanta - che dà luogo a un nuovo canone formato dai nomi di Hegel, Nietzsche, Heidegger, Foncault, Derrida, Habermas e Gadamer- e con la riscoperta della tradizione filosofica preanalitica (Emerson, Mead e i pragmatisti). A questo punto si può parlare, per la filosofia statunitense, di una vera e propria svolta postanalitica, che Restaino definisce "la svolta più radicale di tutta la sua storia" (p. 77). Richard Rorty, Richard Bernstein e Alasdair Maclntyre sono considerati "i più significativi e consapevoli protagonisti" di questa svolta, e a loro è dedicata la seconda metà del libro: si descrive il percorso seguito da questi tre autori, tra i quali Rorty fa la parte del leone, e se ne espongono sinteticamente le posizioni, il tutto corredato da un ricco apparato di informazioni biobibliografiche.
Il libro si propone come mappa per orientarsi nel vasto campo della cultura filosofica americana contemporanea e non come saggio critico; tuttavia, forse un maggior numero di chiavi di lettura e un approfondimento in alcune direzioni avrebbero facilitato l'orientamento. La mappa che ci fornisce è simile a una cartina topografica punteggiata da tanti nomi di città ma che rimanda, per le strade di collegamento, a mappe ulteriori. Per comprendere le posizioni di Rorty, Bernstein e MacIntyre sarà necessario andare oltre gli spunti forniti dal libro e cercare di conoscere le linee portanti del rigetto della filosofia analitica, l'uso dei filosofi europei inseriti nel nuovo canone e le principali aree di ricerca che ne sono scaturite. Sarà necessario tener conto dell'influsso della filosofia della scienza postpositivista e in particolare di Thomas Kuhn, il ponte attraverso cui l'interesse per la storia - una delle due chiavi di lettura accennate dall'autore - è andato a colpire, dall'interno e inizialmente ben più di Hegel, il cuore stesso della filosofia di stampo positivista. O approfondire, tra gli altri, gli aspetti del decostruzionismo e della literary theory così decisivi per la comprensione del pensiero di Rorty, e delle scienze sociali, importanti punti di riferimento sia per Bernstein sia per Maclntyre e aree da cui sono venuti contributi determinanti alla critica della filosofa analitica, anche nel senso etico-politico che l'autore suggerisce come seconda chiave di lettura.
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