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Philip Larkin, poeta quasi sconosciuto in Italia, e lodato ampiamente all’estero, è stato uno dei maggiori poeti del secondo Novecento. Oltre a Finestre alte (Einaudi, 2002 a cura e con traduzione di Enrico Testa), ha scritto altre tre raccolte poetiche, di cui nel 1969 Einaudi ha pubblicato un’antologia, Le nozze di Pentecoste e altre poesie (purtroppo ad oggi fuori produzione). Temi cardine dell’autore, la solitudine, la morte, la condivisione mancata, ma anche gli elementi del quotidiano: «la vita degli uomini, il tempo e il passare del tempo, l’amore e il venir meno dell’amore». Finestre alte «Quando vedo una coppia di ragazzi e penso che lui se la scopa e che lei prende la pillola o si mette il diaframma, so che questo è il paradiso che ogni vecchio ha sognato per tutta la vita – legami e gesti messi da parte come una mietitrebbia arrugginita, e ogni giovane che va giù per lo scivolo di una felicità senza fine. Chissà se qualcuno osservandomi, quarant’anni fa, ha pensato: Quella sarà la vita; non più Dio, non più sudore e paura la notte per l’inferno e per tutto il resto, non più il dovere di nascondere quello che pensi del prete. Lui e quelli come lui tutti giù per lo scivolo come maledetti uccelli liberi. E all’improvviso non una parola viene, ma il pensiero di finestre alte: il vetro che assorbe il sole, e, al di là, l’aria azzurra e profonda, che non mostra nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine».
Voto altissimo, giochiamo con le sue "finestre alte". Altissimo perché il pessimismo di questo poeta è così ottimistico, conciliatore dei due opposti, vivere e morire, che oggi che in questa società "virtuale" il secondo termine dell'endiadi pare così sciocco,vacuo e vanitoso (si applaude ai funerali, si lanciano palloncini in cielo, si dice "arrivederci" al defunto come a un tè o a una partita di calcio), non siamo più spaventati dall'essere e poi finire, ma dal vuoto che trascorre fra questi opposti. Io sento Larkin "montaliano", mi spiace che siano così poche le sue traduzioni - credo questa einaudiana l'unica finora disponibile - perché come nel nostro sommo poeta del Novecento il mistero non è il misterioso, ma il quotidiano, e gli ossi sono di seppia, sul bagnasciuga.
Un monito a chi pensi che scrivere poesia possa essere alla portata di tutti. Leggete "Finestre alte", "Sabato di fiera" o "L'esplosione", che chiude la raccolta. Poi, provate a imitare Larkin.
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