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La narrazione si presenta corposa ed elegante proponendo un racconto che abbraccia varie situazioni e realtà vissute nel periodo preposto a cavallo della sua prima Repubblica fino ad arrivare all'uccisione di Aldo Moro. La voce narrante di un padre stanco e ammalato il quale confessa al proprio figlio l'inizio e la fine di un lungo periodo storico tortuoso e instabile. Ed è proprio in questo racconto che prende voce Lidia,una donna in balìa della sua condizione economica e sociale, che la rende schiava dei padroni di quel tempo. Sarà proprio lei a tirare le redini della sorte familiare decidendo di partire e sposarsi con lo sconosciuto di turno cercando fortuna in America, terra di salvezza. L'autore inoltre crea con l'ausilio dei suoi personaggi, per lo più del tutto vicini alla protagonista, uno scenario storico molto complesso: la malavita, la prostituzione, la droga e i primi ragguagli e combutte tra Stato e mafia. Anche il tema della clandestinità è marginalmente trattata per ricordare scelte e princìpi di riscatto sociale, presenti ancora tutt'ora ai nostri tempi. Il linguaggio si presenta scorrevole e fluido, constatando la trattazione prescinde da ampollosità e schemi di trattazione storica che potrebbero appesantire l'argomento trattato. Lo schema è molto lineare e la struttura composta dall'io narrante si concede al dialogo diretto padre/ figlio,facendone liberamente elemento di trattazione quotidiana.La macchina che muove l'intera storia regala al lettore nozioni indispensabili vissuti quasi in prima persona, dove l'obbligo e la contestazione socio-politica regnava in quel periodo.Nello scorcio finale il racconto si interrompe e rimane solo il rammarico dubbio di tanti perché: un treno che passa, una nave che parte, l'ingiustizia e la sola voglia di farcela si intrecciano nei ricordi di un ormai non più giovane ferroviere fermo alla stazione che vede passare davanti ai suoi occhi e sente sulla propria pelle la forza degli eventi.
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