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Il fuoriuscito - Renzo Tomatis - copertina
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fuoriuscito

Descrizione


Un giovane medico, all'inizio degli anni Sessanta, si rende conto di cosa lo aspetta in patria: una lunga, difficile e umiliante carriera in ospedali dove gli interessi baronali sono tutto e le persone sofferenti sono nulla. Allora coglie al volo quella che gli sembra l'occasione della vita e parte per gli Stati Uniti d'America, dove lavora in un istituto di ricerca sul cancro. Dopo qualche anno, scoraggiato dall'invadenza degli interessi commerciali nella ricerca, torna nel vecchio continente, in Francia, chiamato da un centro internazionale di ricerche sul cancro di cui, in seguito, diventa il direttore. Ma la lotta contro i giganteschi interessi economici dell'industria farmaceutica, lo spettacolo del compromesso e della corruzione, lo respingono.
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Dettagli

2005
1 marzo 2005
203 p., Brossura
9788851800468

Valutazioni e recensioni

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Cadinpiedi
Recensioni: 5/5

Il titolo si presta a interpretazioni diverse, ma significa principalmente l'uscir fuori da un establishment scientifico dominato da interessi economici e una volontà di potere di impronta baconiana, secondo la quale il fine ultimo di scienza e tecnica è quello di accrescere il potere dell'uomo sulla natura, finendo poi per accrescere anche il potere dell'uomo sull'uomo. Il protagonista di - Il fuoriuscito - percorre il suo itinerario di apprendistato optando per la ricerca scientifica intesa come strumento per migliorare la capacità di esercitare la funzione preventiva e assistenziale della medicina, nella convinzione che una maggiore conoscenza non potrà significare che una migliore prevenzione e una migliore assistenza. Lo stimolo intellettuale, il fascino del nuovo e l'innocenza febbrile della ricerca inevitabilmente lo attraggono e lo seducono, ma l'establishment scientifico si rivela dimentico dell'assioma morale che è alla base della medicina, per cui egli gradualmente se ne distacca. Giunge così sino al rifiuto di una scienza inquinata da un utilitarismo aggressivo al servizio di spietati interessi economici; dove il malato, invece di essere protetto e rassicurato come individuo sofferente, viene "affrontato" come depositario di informazioni molecolari che in nome di un riduzionismo spietato possono essere modificate e manipolate. Mostra meno

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alberto
Recensioni: 5/5

In buona sintesi: si parla di ricerca e di salute, si parla dei meccanismi di potere politico-economici, di quelli istituzionali, eccetera, per i quali la ricerca è diventata (pressocchè unanimemente) vassalla del potere e non può librarsi in alto a servizio della popolazione alla quale vengono propinate solo fandonie: è una verità dura da digerire, ma soprattutto amara nel vissuto quotidiano, nell'ingranaggio della nostra c.d. civiltà e del sistema socio-industriale. L'autore (che ho avuto modo di conscere) è una persona splendida e sinceramente disinteressata al potere che deve - alla fine - arrendersi e, appunto, fuoriuscire dal sistema. Ma questi continua ancora a sognare e ad impegnarsi nella sua visione, purtroppo però molta gente è cieca e quando non lo è resta muta di fronte a situazioni così gravi e così scandalose, che toccano un bene preziosissimo come la salute e l'ambiente.

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CiammaiC
Recensioni: 4/5

Istruttivo per tutti: per i facili ottimisti del progesso, per i governanti, i dottori, i ricercatori, per la gente comune. Leggerlo rende abbastanza tristi ma e' una tristezza che aiuta ad essere consapevoli del mondo in cui viviamo. La ricerca scientifica viene vista sotto un'altra prospettiva. La storia di un uomo che va via dall'Italia per la ricerca e perche' odia il sistema del nostro paese, ma capira' che altri problemi sono presenti fuori. La seconda parte del libro tira fuori le considerazioni sulla situazione della ricerca e i paradossi che sta creando. Un dossier piu' che un romanzo.

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Recensioni

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Voce della critica

È significativo che Lorenzo Tomatis abbia scelto di scrivere un romanzo – per descrivere la sua storia di medico e ricercatore come se, adottando lo stile narrativo, avesse voluto evidenziare la difficoltà, se non l'impossibilità, del linguaggio scientifico di cogliere la "carne" del reale. Agisce infatti nella scienza, come l'autore stesso ricorda, l'"ideale baconiano" di dominio sul mondo e di mortificazione della sua complessità alla quale, al contrario, solo il genere romanzo sembra poter dare voce efficacemente.

Romanzo di formazione, Il fuoriuscito racconta come la vocazione iniziale del protagonista – il desiderio di aiutare "l'umanità sofferente" dedicandosi allo studio della medicina e, in particolare, al "compito" di "debellare il cancro" – si scontri, presto, con il conflitto tra una ricerca eticamente orientata a sollevare il malato dalla sua sofferenza e una sottomessa agli interessi delle case farmaceutiche, disposte a finanziare soltanto i progetti idonei a incrementare i loro profitti. Lorenzo sperimenta l'esistenza di questo conflitto nel cuore stesso della comunità dei ricercatori, talvolta stupidamente e ciecamente entusiasti oppure cinicamente indifferenti o, ancora, "ottusamente consenzienti" e asserviti a un sistema in grado, tra l'altro, di garantire loro canali di finanziamento "più ricchi e più accessibili" e "la pubblicazione su riviste scientifiche di prestigio". Divisi fra attività pubblica e consulenze fornite ad aziende private, accettano pertanto di modificare l'impostazione e gli obiettivi del loro lavoro, preoccupati più di tutelare gli interessi del potere economico che di salvaguardare la purezza e il rigore della ricerca. Qualora, infatti, di una sostanza, un test evidenzi una nocività e una pericolosità tali da determinarne il ritiro dal mercato e, quindi, l'arresto della produzione, gli scienziati per arginare la "perdita di profitto" dell'impresa, perseguono la strategia "di diluire la forza di risultati" scomodi "con esperimenti destinati a produrre risultati ambigui e viziati". Così "per chiarire una situazione intorbidata ad arte" si chiedono ulteriori studi e intanto, "nell'attesa, ogni misura di prevenzione" viene indefinitamente differita.

Il romanzo, nel contempo, testimonia anche la fuoriuscita coraggiosa da un sistema di rapporti – tra medico e malato, tra ricercatore e committente, tra sapere e potere – dominato dalle regole "spietate" e pervasive del profitto. Fuoriuscita, quindi, che conclude un tratto dell'esistenza di Renzo, dove la constatazione dell'asservimento della scienza all'economia e della riduzione della vita a merce ha incrinato la sua fiducia nella capacità del lavoro scientifico e, soprattutto, delle istituzioni dove questo si svolge, di contrastare efficacemente "i limiti della medicina" e la sua "impotenza di fronte al male". Constatazione dolorosa che, però, non si risolve in uno scacco definitivo o in una resa. Semmai, diventa opposizione tenace e coerente e volontà di sottrarre allo sguardo oggettivante della scienza i malati – ridotti ad "animali da esperimento, numeri, entità statistiche", addirittura, a "ignare cavie gratuite" – per riconsegnarli, finalmente, alla loro dignità.

Tomatis, dunque, denuda le complicità, la corruzione e l'ipocrisia della comunità scientifica. Se l'ambiente italiano è caratterizzato dalla spregiudicatezza di un'oligarchia accademica, ferocemente ostile a ogni cambiamento, quello americano, solo all'apparenza più informale, è invece attraversato da una competizione sfrenata. Lo dominano, in particolare, una "eccitazione continua", una smania febbrile di arrivare al risultato a ogni costo, prima e contro gli altri. Poco conta l'esito benefico della scoperta, la possibilità, cioè, di curare il male o, almeno, di mitigarne la violenza; importano soltanto il soddisfacimento dell'ambizione e la sfruttabilità economica del risultato. Spregiudicatezza e ferocia appaiono tanto più evidenti se confrontate con le esperienze che Renzo va facendo al di fuori degli istituti di ricerca: medico al Lingotto tra "operai spremuti, esausti, invecchiati precocemente", o tra gli adolescenti incurabili ospiti di un sanatorio affidato a medici rassegnati.

Il protagonista si muove allora tra due mondi in radicale contrasto tra loro, dove persino la morte distingue fra ricchi e poveri: morte di cui si parla e si scrive quella dei primi, morte oscura e disperata quella degli altri. Nella consapevolezza di questo scarto, prende corpo "il miraggio di una pratica medica migliorata dalla conoscenza" per cui ricerca e cura, lungi dal costituire due poli separati, si sostengono a vicenda secondo un nesso che stringe assieme "l'attività di laboratorio, il miglioramento dell'assistenza e della prevenzione e il sollievo dell'immenso carico di sofferenza umana". C'è, infine, tra le tante del romanzo, una domanda cruciale e tanto più urgente poiché il potere ha esteso ormai il suo dominio alla vita, minacciandone i fondamenti. Se è vero, infatti, che "l'entusiasmo del successo sovrasta e cancella i lamenti e perdona gli errori e gli orrori", tuttavia, a proposito dei limiti della ricerca, "una crudeltà è forse meno crudele se inflitta per far avanzare la conoscenza o combattere meglio una malattia?".

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