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In risposta all’odierna frattura della cultura giuridico-umanistica, nasce il libro “Gesù, il processo” del professor Luigi Garofalo, prodotto di un rigoroso e fecondo dialogo tra i saperi: il diritto romano, la storia, l’esegesi dei testi sacri. L’autore narra con chiarezza giuridica il processo più famoso del mondo, senza celare le insidie della ricostruzione e offrendo interpretazioni originali sulla dinamica processuale tenuta dall’esitante Pilato. Insieme all’indagine sottile degli snodi procedurali, espressa con linguaggio sempre terso, è resa anche la drammaticità dell’azione e la vita dei personaggi, dalla folla a quelli principali, resi con tratti efficaci, brevi, e talvolta anche discordi, in modo che la molteplice unità del carattere ne risulti appieno.
L’immagine simbolo del processo che ha cambiato la storia del mondo è forse quella di Ponzio Pilato nell’atto di lavarsi le mani, gesto con cui egli manifesta plasticamente il rifiuto di assumersi la responsabilità del giudizio. Proprio sulla figura del procuratore romano della Giudea e sulla sua condotta nella vicenda processuale di Gesù questo libro schiude prospettive interessanti ed inedite, a cui l’autore perviene grazie ad uno studio approfondito delle fonti e ad un rigoroso approccio da giurista. Il processo viene inquadrato in modo puntuale nel complesso clima politico e religioso del tempo ed è ripercorso in ogni sua singola fase con linearità e chiarezza. Da leggere.
Non aggiunge niente a quanto già scritto prima e, dunque, già solo per questo sarebbe da considerarsi abbastanza inutile. Qualora invece volesse essere una sorta di breviario o di compendio, è scritto in maniera eccessivamente complessa non per i contenuti presentati, quanto per la costruzione sintattica delle frasi. In più, capisco che non si possa quasi mai totalmente disgiungere il Gesù storico dal Gesù cristiano, ma non sapere che direzione far prendere al ragionamento mi pare inconcepibile.
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