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I gesuiti e la rivoluzione italiana nel 1848 - Giuseppe Brienza - copertina
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I gesuiti e la rivoluzione italiana nel 1848
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I gesuiti e la rivoluzione italiana nel 1848 - Giuseppe Brienza - copertina
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Descrizione


Questo saggio offre uno scorcio chiarificatore sulla vicenda di molti religiosi della Compagnia di Gesù che, nell'Italia infiammata dalla Rivoluzione europea del 1848, furono messi al bando e costretti a defatiganti esili a causa dei moti risorgimentali dello stesso anno. Propellente ideologico innescato contro i Gesuiti furono soprattutto i corrosivi pamphlet di Vincenzo Gioberti, che li accusava di costituire "uno dei principali ostacoli al riscatto d'Italia". Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all'estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell'astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d'Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell'attuale dibattito sul "principio di sussidiarietà") rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
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Dettagli

2007
1 gennaio 2007
64 p., Brossura
9788889756201

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Omar Ebrahime
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Dopo la soppressione nel 1773, nei primi dell´Ottocento la Compagnia di Gesù conobbe una vera e propria rinascita nel nostro Paese. I Gesuiti divennero nuovamente i più attivi difensori del Papa, una vera e propria élite militante in favore dell´ortodossia e dei diritti della Chiesa. Per tali ragioni, come documenta questo agile e ben documentato saggio di Giuseppe Brienza, protestanti, liberali e logge massoniche intensificarono prima e durante il "fatidico"1848 la loro falsa ed infamante propaganda, tanto da trasformare l´aggettivo "gesuitico" in un sinonimo ancora oggi usato per etichettare qualcuno di ipocrisia, ambizione o doppiezza. L´antigesuitismo del XIX secolo si configurò quindi molto similmente all´antisemitismo dei nostri giorni. La strutturazione centralistica, militaresca e rigorosa dei religiosi ignaziani, il quarto voto aggiunto di servire in modo speciale il Romano Pontefice, il dovere di obbedienza particolarmente sentito (condannato dagli avversari come obbedienza cieca) e il fatto di non essere istituzionalmente legati ad un luogo particolare furono durante il c.d. Risorgimento fattori determinanti affinché l´Ordine divenisse, in quanto squadra d´assalto flessibile, efficiente e versatile della Chiesa cattolica, bersaglio privilegiato di anticattolici e rivoluzionari di ogni genere e specie.

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Roberto Cavallo
Recensioni: 4/5

Il bersaglio privilegiato delle campagne e persecuzioni rivoluzionarie dei secoli XVIII e XIX spettò indubbiamente ai religiosi appartenenti alla Compagnia di Gesù. Il saggio di Giuseppe Brienza delinea il quadro politico che nella prima metà dell’Ottocento condusse alla persecuzione dell’Ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola, in un’Italia infiammata dall’ebbrezza “risorgimentale” e liberal-massonica. La ricostruzione che l'Autore compie non si pone come un puro esercizio storico, ma intende offrire un quadro emblematico di quanto accadde nel periodo che va dalla Restaurazione sino alle soglie della unità d’Italia, e che ebbe in pochi anni la capacità di modificare profondamente gli assetti culturali e istituzionali del nostro Paese. Già nel 1700 le correnti illuministe e massoniche si erano prodigate nell’influenzare le corti europee contro i Gesuiti, che rappresentavano la punta di diamante della cultura cattolica. Si giunse così alla soppressione della Compagnia nel 1773 ad opera di Papa Clemente XIV (1769-1774), misura indotta dalla campagna calunniosa in atto almeno da mezzo secolo e che provocò in tutto il mondo la sensibile riduzione del numero dei religiosi ignaziani: da 24000 ad appena 600. Ristabiliti dopo il vortice sanguinoso delle guerre napoleoniche, a partire dal 1814 i Gesuiti divennero di nuovo i più attivi difensori del Papa, “…una vera e propria elite militante in favore dell’ortodossia e dei diritti della Chiesa”, e specie in Italia si assisté ad un aumento esponenziale delle vocazioni. Ma nell’Europa della Restaurazione i germi del liberalismo anticattolico non impiegarono molto a proliferare e a dar vita a nuove campagne diffamatorie: nonostante i Gesuiti non si occupassero direttamente di politica, e conformemente alla dottrina sociale della Chiesa non appoggiassero una particolare tipologia di regime politico a detrimento di altre, tuttavia svolgevano un ruolo determinante nella difesa dei diritti delle comunità cattoliche e nella formazione autenticamente cristiana della gioventù.

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