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Il distacco del dandy e la vitalità dell'uomo che agisce. Da una parte un greco, l'esteta contemplativo, cinico, l'uomo di spirito che odia e scansa ogni volgarità d'intorno, dall'altra un romano, l'uomo che getta se stesso nel serraglio, che insegue la vita, la ama e la scava senza tanti timori, pronto ad ogni esito. Due rami opposti dello stesso tronco forse, l'intero che ascolta fino in fondo i suoi cori di dentro, scissi e incrollabili insieme:"Non vi è nulla che non cambi sotto le stelle, e tutto è crisalide. Restiamo forse con l'occhio fisso a Oriente per veder sorgere il sole, quando lui si sta già preparando un guanciale con le nubi del tramonto?". Eccoli uno di fronte all'altro, ad inseguire una sacerdotessa, a sognarla, a corteggiarla e persuaderla ognuno col proprio istinto e le proprie doti. Come sotto una sfuggente cappa onirica, quasi in un non luogo pregno di colori, suoni, mosaici, alabastri, petali e danze, un tempio incantato a mezza via fra il mito e la visione, avvolti fra ninfe e pastorelli, in uno sfondo che mescola la favola al reale, siamo nelle spirali del poetare, in quel mistero nel quale si addentra la parola facendosi specchio di due essenze a confronto, e dove ogni uscita alla fine somiglia tanto a un caduco gioco che si eterna senza mai offrire una risposta sola: "I sogni del poeta e dell'innamorato hanno una sfumatura di malinconia anche nel più luminoso splendore, e risultano più piacevoli proprio in virtù di questa malinconia". Una voce di donna li chiama, li aspetta, ondeggia fra le pagine simile a un fruscio d'apparizione, come a giudicare di volta in volta le loro mosse, quei due credi che discutono e si affanno inutilmente in una sintesi insperata: ragione e sentimento, terra e cielo, pensiero e abbandono. E spesso, come risposte inevitabili al dialogo che procede, non si odono fra quelle magiche pareti che echi di sorriso, sussurri, richiami, come a sancire l'urto e la bellezza di quelle due interiorità spaccate e pur sorelle.
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