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Bella la trama, ottimo prezzo! Un professore che mette i suoi ragazzi prima del regime
Anni Trenta. Un professore dalle idee rivoluzionarie e una classe di studenti. Studenti che vengono preparati alla guerra, studenti che non hanno bisogno della storia, della letteratura, della poesia ma solo sapere difendere la propria patria. Una gita scolastica rivelerà l'animo di questi e un processo in cui il professore dovrà decidere: salvare se stesso o i propri alunni. Una scelta ardua ma necessaria. Un finale sopra le righe, a tratti ovvio, a tratti oscuro. Il lettore deve addentrarsi in quelle menti, in quei pensieri, deve porsi accanto al professore nella sua aula e osservare. Solo osservare.
E' il racconto, in prima persona, di un insegnante, trentaquattrenne, di storia e geografia, che ha a che fare con ventisei alunni di un liceo, di cui neppure uno è figlio di operai. Siamo nella Germania della metà degli anni Trenta e gli alunni, del liceo, vengono obbligati a trascorrere le vacanze pasquali in un campeggio, per un corso premilitare. Nel campeggio succede un fatto terribile a cui ne seguirà un altro ancora più terribile. Gli alunni sono razzisti ( non tutti, alcuni si opporranno al regime vigente) e vogliono, d'accordo con le famiglie, allontanare il professore dalla scuola per aver detto che " i negri sono uomini come noi". E così questi giovani razzisti, "il giorno in cui è nato il plebeo in capo" ( leggi Hitler), sfilano; " vorrebbero la morte di tutti i negri e i genitori credono alle bugie dei manifestini... Orde di persone senza carattere, al comando di tanti idioti e tutti con lo stesso passo cadenzato". Il professore, ora, non ha più paura di perdere il lavoro e il pane, ha ritrovato la fede in Dio, quella fede che aveva perduto durante la guerra: " Era troppo chiedere a un giovane nel fulcro della vita di comprendere come Dio permettesse una guerra mondiale". La verità lo ha reso libero e andrà in Africa per un nuovo lavoro. " Il negro va dai negri".
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