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Anno edizione: 1996
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La prima volta che ho tentato di leggerlo mi sono fermato dopo tre pagine. Non ero pronto. Ma la seconda volta, conscio di come scrive, l'ho letto in due giorni e me ne sono innamorato tanto che in questi giorni, a distanza di anni, lo sto rileggendo. Mi affascina la discrezione con cui fa compiere al lettore un viaggio attraverso le più disparate discipline, sempre descrivendo i fatti o i pensieri con termini forbiti e appropriati. La struttura della frase tende ad essere molto articolata, quindi richiede attenzione nella lettura per evitare di perdersi. Ma arrivare alla fine di un capitolo, guardarsi indietro e vedere il sentiero e i tornanti riempie di una gioia immensa, e la storia, in un lento e continuo crescendo ci lega saldamente e non ci lascia andare via. Consigliatissimo agli amanti dello scrivere ad arte con particolar prediliezione per la cucina i gialli e l'ambientazione inglese-bretone.
Il libro e' tutto una divagazione, appassionata dei libri che riusniscono cucina e narrativa l'ho comprato subito. L'intreccio e' interessante anche se si capisce subito che lo spunto culinario e' piuttosto marginale... la prosa e' poco scorrevole a tratti arcaica, ma questo volutamente perche' deve restare fedele al personaggio... e' un libro interessante, per come e' concepito, ma alla fine risulta un esercizio di stile molto ben riuscito, ma a tratti parecchio noioso.
Recensioni
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recensione di Bosco, A., L'Indice 1996, n.11
Cominciamo con il dire che questo è un libro difficilmente classificabile; con geniale eclettismo l'autore ha creato un'opera che potrebbe essere un thriller, un romanzo psicologico, un diario e una raccolta di ricette; dunque un libro eclettico quanto il suo autore. Di quest'ultimo infatti veniamo a sapere che è nato ad Amburgo, che è cresciuto a Calcutta, a Rangoon, nel Borneo e a Hong Kong, ha studiato a Oxford e si è sposato nel Nevada. Che è stato cronista di calcio, compilatore di necrologi, redattore per i Penguin Classics, titolare di una rubrica di arte culinaria. E che attualmente è vicedirettore della "London Review of Books".
"Gola", come il suo protagonista, sembra continuamente qualcosa che non è. Sembra innanzitutto un diario di viaggio, del viaggio che Tarquin Winot, il suo autore e protagonista, ha compiuto nel Sud della Francia durante l'estate. Winot è un esteta, uno snob, un uomo di mondo. Ma quello che sembrava un diario di viaggio, e non è, appare ora un raffinato libro di ricette; così si evince dalla struttura dell'indice, diviso in quattro parti, una per stagione; in ogni parte si dà spazio a diversi men—. Non si tratta di un volgare trattatello per principianti. Citiamo Winot: "La panna acida è di una semplicità assoluta e, se avete bisogno di consigli o norme in proposito, meritate soltanto la mia pietà". Quella di Winot è una fisiologia del gusto.
Ogni piatto è inserito nel contesto di una spiegazione antropologica, filosofica, etnologica di rara cultura; e ciò nonostante, questo non è un libro di ricette. E non si tratta solo di piatti, ma anche di un decalogo del saper vivere. Tuttavia, nel corso della lettura, in modo impercettibile, qualcosa nella prosa di Winot ci infastidisce; non riusciamo bene a comprendere il motivo del disagio; forse certe parole fuori registro, certi atteggiamenti inquietanti; o forse il lento accumularsi di eventi narrati da Winot, apparentemente senza legami tra di loro, a inframezzare con 'nonchalance' la descrizione dei sorbetti di mango, o una dissertazione sugli aperitivi; la figura, di Winot, che conversa con noi per tutto il libro emerge lentamente, per accumulazione; discorsi ed eventi all'apparenza non correlati conducono all'emergere di una verità inquietante. Da un lato si susseguono alcune morti misteriose e accidentali, che colpiscono, in sequenza, amici e conoscenti di Winot; dall'altra si chiarisce sempre più la visione dell'estetica di Winot: un'estetica dell'assenza: un'ode alla purezza del "togliere"; un verbo pericoloso, se inteso alla lettera.
La difficoltà nella scrittura di un libro come "Gola" è pari soltanto all'ammirazione che suscita nei suoi lettori. E se leggendolo, non sarete d'accordo, "meritate soltanto la mia pietà".
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