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Tutto, in questo lungo racconto che ha il respiro del romanzo, per episodi, personaggi e situazioni, viene narrato in modo equilibrato, con uno stile brioso e lineare - agevolato dal vernacolo fiorentino e dalla dovizia di particolari con cui viene descritto il paesaggio, ricco di bellezza e di storia, che vengono puntualmente racchiuse in piacevoli note esplicative, scevre da accademismo. Colpisce soprattutto l'approccio scelto per narrare episodi relativi alla guerra, una guerra vista dal di dentro, dalla gente, dalle donne, dai vecchi, dai bambini, e anche dai soldati, di qualunque colore essi siano, guardati a momenti con gli occhi benevoli di chi si astiene dal Giudizio, senza però tradire le proprie Idee. E Lo Scheggia, vero campione di simpatia e di saggezza tutte toscane, resterà dentro il nostro cuore. Un affresco che può interessare gli adulti e divertire i ragazzi, un viaggio che può essere compiuto da noi tutti.
Piacevole quadretto storico-narrativo, dove l'ironia toscana si unisce a dialoghi frizzanti e a un minimo di riflessione.
Non c'è bisogno di molte parole per recensire questo romanzo: Pestelli diffonde un'enorme saggezza, fa riflette utilizzando al meglio le armi della brevità e della semplicità, sintetizzate in un modo di scrivere che, al meglio, utilizza solo il necessario. La dinamica è quella del sogno, per la continua dialettica tra ricordo, nostalgio fino all'onirico, e realtà, nuda e cruda quanto la guerra
Recensioni
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Alberto Pestelli, attraverso i ricordi del protagonista narrante Mario, tratteggia una figura indimenticabile, ossia quella de Lo Scheggia, il cosiddetto ‘guardiano del grano’, di cui riferisce aneddoti, episodi, abitudini e soprattutto cuore e saggezza ben miscelati, che ce lo fanno amare e gustare, quasi fossimo davvero al suo cospetto. Tutto, in questo lungo racconto che ha il respiro del romanzo, per episodi, personaggi e situazioni, viene narrato in modo equilibrato, con uno stile brioso e lineare - agevolato dal vernacolo fiorentino e dalla dovizia di particolari con cui viene descritto il paesaggio, ricco di bellezza e di storia, che vengono puntualmente racchiuse in piacevoli note esplicative. Il periodo di ambientazione è quello che precede la Liberazione, in quel di Caldine, frazione di Fiesole nella Valle del Mugnone, e la vicenda è narrata dall’ottica della gente comune, che deve necessariamente convivere con la fame, la miseria, la sopraffazione e soprattutto la paura. Ma la penna dell’autore ci evita situazioni estreme, a parte un solo episodio che è un ‘punto fermo’ del libro, e ci conduce per mano fino allo scioglimento finale, sorridente e affettuoso.
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