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La guerra dei Murazzi
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La guerra dei Murazzi - Enrico Remmert - copertina
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guerra dei Murazzi

Descrizione


Finalista al Premio Chiara 2018

Con eleganza, delicatezza e una trepidazione che non diventa mai sentimentalismo, Remmert racconta esistenze, minime e trascurabili come la nostra, mostrando il punto in cui, magari per una volta nella vita, diventano incandescenti.

«Mia nonna diceva che per vivere bastano tre regole, e sono tutti divieti da applicare a se stessi: non oziare, non incolpare, non lamentarti»

Enrico Remmert è il cantastorie delle vite qualsiasi che si incrociano e si intrecciano in quel luogo dell’anima – pieno di pericoli e possibilità, di scelte e rischi – che è la Notte. A ciascuno dei suoi personaggi è offerta una scelta. Si può essere eroi o vili, si può fuggire o restare, si può combattere o nascondersi. Tutto nella Notte si decide: soprattutto l’amore. E così l’autore raduna, in una Torino più magica che vera o in una Cuba più sognata che reale, una folla di personaggi, ciascuno legato a un destino al quale vuole aderire o dal quale vuole liberarsi. Un buttafuori albanese, una ragazza cubana, un parrucchiere giapponese, un gruppo di hooligan inglesi, due serbi allevatori di cani, e tanti altri: su di loro incombe la Storia con tutto il suo peso inerte e la sua pressione senza volto. Con eleganza, delicatezza e una trepidazione che non diventa mai sentimentalismo, Remmert racconta queste esistenze, minime e trascurabili come la nostra, mostrando il punto in cui, magari per una volta nella vita, diventano incandescenti: e si trasformano, o bruciano.
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Dettagli

2017
14 settembre 2017
208 p., Brossura
9788831727785

Valutazioni e recensioni

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bea
Recensioni: 3/5

Con "La guerra dei Murazzi", Remmert ci racconta di anime, di persone che fanno i conti con la storia che giunge a farsi sentire con il suo inesorabile peso. Da Torino a Londra, passando per Cuba, si muovono i protagonisti dei quattro racconti di questo autore. I Murazzi, luogo della movida e della perdizione torinese, sono oggi una area che ha perso molto del suo passato che ha perso la sua identità.e In questo crocevia, incontriamo persone come un parrucchiere giapponese, un buttafuori albanese, due serbi allevatori di cani, che sono anime alla deriva, anime inquiete, disagiate che non riescono a trovarsi. Tutti i protagonisti rischiano o stanno per bruciarsi e fanno fatica a riconoscersi in quel guazzabuglio in cui ogni individualità rischia di soffocare. Remmert ci presenta questi protagonisti come se fosse il loro confessore, ascoltando e perdendosi nelle loro storie, che rappresentano ognuno di noi.

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Giuseppe1940
Recensioni: 2/5

Sono quattro racconti brevi (NON annunciato) in meno di 400 pagine. Non mi sono dispiaciuti il secondo ed il quarto.

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Alberto Ramirez
Recensioni: 5/5

Hola! Ma quanto mi piace questo libro! Estilo velocísimo, cómico, audace e sempre vero. Mostra, tra la caratterizzazione perfetta della barista, il mondo visto dal basso, prende l’essenza della strada con profondità in un equilibrio tra l’essenziale e la banalità. Leggendo ti viene voglia di vivere è quasi nos si vede l’artificio della fiction! Vale la pena sapere italiano per leggere racconti di questa qualità

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Recensioni

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Voce della critica

Identità e violenza, i racconti vividi di Remmert

A Torino li chiamano “I muri”: sono le sponde del Po, o meglio i locali che in questo luogo così particolare si succedevano, uno dopo l’altro, una volta preso il posto delle vecchie rimesse per imbarcazioni. Fino al 2012, anno in cui sono stati chiusi. Ma ai Murazzi nei primi anni Novanta si concentrava la movida cittadina: qui veniva attirata in sciami di migliaia di persone nel corso delle lunghe notti sabaude, che si trascinavano dietro il divertimento, lo sballo, il fumo e l’alcol, ma anche il sapore ferroso e amaro di storie di violenza e immigrazione. Quasi una guerra, La guerra dei murazzi (208 pagine, 16,50 euro), sotterranea e per alcuni invisibile, insabbiata. A raccontarla (con un volume pubblicato da Marsilio) è Enrico Remmert in un nuovo libro che, a dispetto dell’ultimo romanzo, Strade bianche, datato 2010, è una raccolta di racconti. Quattro sono le narrazioni che lo compongono, diversissime tra loro, sia per quanto riguarda il respiro, la lunghezza, sia per lo spettro di temi e snodi affrontati.

La pagina torinese, così intensa da tornare nel titolo del libro, apre la raccolta. A parlare è Manu, che un po’ ricorda la Manu di Strade bianche, in questa veste di studente e barista in un locale dei Murazzi. Sarà lei a innamorarsi di Florian, albanese giunto in Italia con quel famoso primo sbarco del 1991, rimasto immortalato nella memoria condivisa del Paese. Sul tema dell’immigrazione ruota l’intero racconto, che insieme ricostruisce la magia vibrante di un periodo e di una situazione segnante per la città – la movida dei Murazzi – e passa attraverso le problematiche mai direttamente affrontate dell’immigrazione, delle bande, della tragica violenza dagli esiti spietati. L’immagine è volutamente forte, quella di una guerra, combattuta tra i Novanta e i Duemila, prima che i Murazzi chiudessero segnando la fine di un’epoca, per i molti che l’hanno vissuta, e il definitivo inabissarsi delle storie di ombre.

Ma le ombre non sono solo quelle torinesi, e nei racconti di Remmert si aggirano tra i canali veneziani, dove vedono per esempio protagonista un bizzarro hair stylist giapponese (Otto progetti per la costruzione di una nuvola), eredità del periodo in cui l’autore lavorava con le lacche per capelli, rielaborata in un racconto rapidissimo, dalle immagini folgoranti. E poi arrivano a Cuba, in un racconto lungo, quasi un romanzo breve come quello che apre il libro, Havana 3 a.m, critica trasposizione letteraria sulla rivoluzione e il castrismo attraverso una delle sue pagine più ambigue, quella della rivolta dei balseros, nella quale si trovano coinvolti loro malgrado i protagonisti. Approdano infine a una storia isolata nei luoghi ma dal risvolto universale, che ha a che fare con la violenza animale e quella umana, e si svolge in un allevamento di cani, tra personaggi ombreggiati e una banda criminale.

Legittima la domanda sul legante tra i quattro racconti che, a ben guardare, sembrano diversissimi tra di loro. Eppure, finita la lettura, tornando indietro e ripensandoli, sembrano entrare in connessione grazie a un perno comune, quello dell’identità, il cui confronto con il mondo è offerto spesso dalla violenza, e dal male. Basti pensare a Baal, alla sua sconvolgente piega simbolica, ma anche all’epilogo de La guerra dei Murazzi, che porta un tema caldo degli anni Novanta all’attualità, interrogandosi sulle possibilità e modalità di integrazione tra immigrati. In questi quattro racconti si agitano anime inquiete, esistenze colte nella piega non scritta che distanzia l’agire dal fermarsi a osservare, pensare. Storie circoscritte – la Torino dei Murazzi, un singolo episodio della storia cubana, un parrucchiere e la frizione tra la violenza di un cane e quella umana – ma aperte a uno studio più fondo dell’animo, di quell’aggressività che sempre sembra scuoterlo, agitarlo.

Altro legante è infine la lingua, limpida, pulita ed eccezionalmente precisa e lavorata nelle parole e nei pensieri dei protagonisti. I racconti di Remmert hanno l’indiscusso pregio di estrapolare singoli e piccoli episodi dal flusso sporco del reale e, impastandoli con la narrativa, restituirne quadri che nella loro compostezza attivano dettagli quotidiani e realistici, senza perdere mai di vista la struttura portante, la sapienza della scrittura, e di conseguenza l’universalità di storie particolari. Non siamo stati tutti a Torino nell’età d’oro dei Murazzi, e nemmeno a Cuba durante la rivolta dei balseros. Ne conosciamo forse l’eco della mitologia, in viaggio di bocca in bocca, di memoria in evocazione nostalgica. Eppure in questi vividi racconti entriamo in entrambi i mondi, percepiamo le atmosfere, le vibrazioni, assistiamo alla caduta del velo e possiamo accedere alla realtà complessa e sfaccettata che la mitologia non conservava. Sono mondi vivi, equivoci forse, ma per questo pulsanti, capaci di agguantare l’attenzione del lettore che vi scopre una ricchezza profonda, i sensi desti, l’occhio che scalpita per procedere, andare avanti e scoprire altre pagine, altra appagante materia narrativa con cui tornare a osservare il mondo.

Recensione di Alessandra Chiappori

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Conosci l'autore

Enrico Remmert

1966, Torino

Vive e lavora a Torino.Il suo romanzo d'esordio, Rossenotti, scoperto da Grazia Cherchi, è stato pubblicato da Marsilio nel 1997 e ha vinto nello stesso anno il Premio Chianciano e il Premio Tuscania. Nel 2002 è uscito il suo secondo romanzo La ballata delle canaglie, finalista dell'Indipendent Foreing Fiction Prize e dell'IMPAC Dublin Award.Negli anni seguenti, insieme al poeta Luca Ragagnin, ha curato una trilogia dedicata a Bacco, Tabacco e Venere: tre libri dalle varie anime (antologie di citazioni, saggi letterari, raccolte di aforismi) tra cui il fortunatissimo Elogio della sbronza consapevole.Il suo ultimo romanzo, edito da Marsilio è Strade bianche.Remmert lavora anche per il cinema, il teatro e la televisione. I suoi libri sono tradotti in una decina di lingue.

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