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Leggere Henry Miller è stato per me uno dei modi di esprimere il bisogno di ribellione durante il periodo liceale, quando l'età quasi impone di essere, almeno un po', rivoluzionari. Veniva presentato come lo scrittore capace di parlare di sesso con estrema disinvoltura, confinato negli scaffali di letteratura erotica delle librerie, bandito dalle letterature, soprattutto scolastiche. Tutto questo mi ha invogliato a leggere i tropici e le altre opere del primo Miller. Perché poi quando ho proseguito con gli altri lavori sono rimasto deluso: lo scrittore gangster aveva perso la sua forza, si era seduto sul suo mito di autore maledetto. Purtroppo questa biografia, trattando proprio del Miller secondo periodo, quello per intenderci della monumentale quanto inferiore (se paragonata ai tropici) Crocifissione in Rosa, finisce per averne la stessa modestia. Non mancano momenti notevoli, come nella prima parte in cui si parla del Miller glorioso, alimentato dalle sue terribili muse June Mansfield e Anais Nin e in quella finale dove si riportano commenti di docenti statunitensi ai quali era stato chiesto se nei loro atenei ci fossero corsi dedicati all'autore. Per il resto ci si annoia apprendendo le varie perizie di uno scrittore che cerca di arrivare a fine mese tra suppliche di aiuto agli amici e battaglie legali per togliere i veti alla pubblicazione delle sue opere, per troppo tempo ritenute oscene. Forse se la versione italiana di questa biografia avesse conservato il titolo originale: The unknown H. M. a seeker in Big Sur, ci avrei pensato prima di acquistarla; vale anche come consiglio per chi avesse intenzione di pubblicare altri studi su di lui. Resta comunque il merito di aver trattato Henry Miller col rispetto che chi pensa alla letteratura solo come materia scolastica non gli tributerà mai, il rispetto di chi ha capito che Miller non si può riportare a una corrente letteraria, a un'ideale politico, a un credo religioso. Henry Miller si può capire solo leggendolo.
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