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L’imbarazzo della scelta si presenta dapprima come un thriller amorale, una lettura “estiva”, diciamo. Ma poi sorprende, mutandosi in un thriller di tipo politico alla Graham Greene. La vicenda si svolge al Cairo. Un giornalista italiano, Bermond, mette in cinta una ragazza araba, Nagla—una situazione che si presterebbe ad un trattamento convenzionale di tipo intimista. Senonché Bermond fa il giornalista nel mondo del terrorismo globale. Questa professione lo fa soccombere ad una specie di relativismo nei confronti della vita di Nagla, tanto che il decesso improvviso della giovane scalfisce a fatica il guscio delle sue emozioni. Qui viene la svolta; l’autore scopre le sue carte al momento della morte di Nagla. Bermond ne trafuga il cadavere. Perché? Vuole proteggere la reputazione della giovane, in quanto le circostanze stesse della morte ne rivelerebbero la perdita dell’illibatezza. Inoltre, Bermond deve proteggere se stesso dalle inevitabili ritorsioni dei familiari di Nagla. Mi sono chiesta: quale dei due motivi prevale sull’altro? E il libro mi ha pian piano rivelato che nel privare il cadavere di una sepoltura convenzionale, Bermond non viene sopraffatto da circostanze incontrollabili; la sua è una fuga in avanti, verso un mondo svuotato di individualità autentiche, dove contano solamente i grandi numeri e le fortune o le stragi collettive. È infatti nei termini della strage di Taba nel Sinai (2004), a spese soprattutto di turisti israeliani, che Bermond verifica la inadeguatezza di una professione, il giornalismo politico, sempre meno votata all’obiettività disinteressata. L’anelito di rendere giustizia postuma alla giovane amante, vittima, ai suoi occhi, di un mondo gretto ed ottuso, lo induce a fare una scelta di parte; e si presta ad un’azione politica che potrebbe apparire repellente o criminale. Si tratta, è evidente, della “scelta” cui allude il titolo del libro, un scelta davvero imbarazzante, destinata a suscitare mille controversie tra i lettori di questa storia inquietante.
Le tre amanti di Gian, il protagonista del romanzo, rispecchiano il conflitto tra le tre religioni che si scontrano sul teatro della vicenda, che spazia dal Cairo al resto del Medio Oriente. E per Gian questa duplicità appaia alla necessità di scegliere la donna giusta quella di difendere la fazione giusta. L’imbarazzo della scelta è la storia di un uomo indeciso e giornalista mediocre che, alle prese con un mondo arroventato dal rosso del sole e dal nero dell’odio, scova in sé le risorse morali per non esserne sopraffatto. Si tratta di un personaggio a metà tra i cospiratori del crimine di Patricia Highsmith e i disillusi dell’esistenza di Michelangelo Antonioni. Quando, nell’ultimo capitolo, Gian ritorna alla sua città natale di Torino, una città dalle colline bianche di neve, è per reclamare l’identità che in Italia non avrebbe mai saputo esprimere.
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