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Arguto. Divertente. Brillante.
Una raccolta di vignette davvero originali e ironiche (come già dimostra la copertina del libro)!
Davvero un libro piacevole.
Recensioni
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Al pari del dibattito sulla morte del romanzo (per chi fosse curioso: sta benissimo) è ciclico quello sulla morte della critica letteraria. Ora, se nemmeno la critica pare agonizzante, è pur vero che, trovando meno spazio sui giornali, si è spostata per lo più in rete, ed è incontestabile la sua progressiva scomparsa dai cataloghi dei grandi editori. Per questo, quando ho pubblicato bel bello su Instagram la foto – sfocata e senza colazione apparecchiata intorno, dato che prendo solo il caffè e ho un vecchio Samsung dai pochissimi megapixel – della mia fresca copia delle Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov, mi ha colpito vedere come l’hashtag #LezioniDiLetteratura rimandasse a oltre duecento post, e tutti sul volume in questione. Si dirà che Nabokov è pur sempre Nabokov, o che è frutto dell’“effetto Adelphi” – l’unico marchio ancora in grado di trasformare qualunque cosa in ambìto oggetto del desiderio. Pure, resta il dato: un libro di critica letteraria – senza arrivare agli altri due di cui vengo a parlare, a essa imparentati – ha fatto correre un sacco di gente in libreria.
Nabokov stesso mette le mani avanti: Ad alcuni di voi, scrive, potrà sembrare che, nel mondo in cui viviamo oggi, studiare la letteratura, la sua struttura e il suo stile, sia uno spreco di energia; […] non imparerete nulla che possiate applicare alle difficoltà della vita; non vi servirà in ufficio, né sul campo di battaglia, né in cucina, né in camera dei bambini. Ma le mie indicazioni potranno aiutarvi a provare il senso di appagamento puro e assoluto che dà l’opera d’arte ispirata e ben costruita, e ciò, a sua volta, contribuirà a creare una sensazione di benessere mentale più genuino. Così leggiamo, provando in effetti appagamento, le sue lezioni su Dickens, Flaubert, Stevenson, Proust, Austen, Joyce e Kafka – Austen, Joyce e Kafka che ritroviamo (quest’ultimo fin dal titolo) in un’opera solo all’apparenza distante dalle Lezioni.
Accostar loro In cucina con Kafka di Tom Gauld, da poco uscito per Mondadori, può sembrare ardito, ma non lo è: sia il tasso di acume, sia quello di letterarietà reggono il confronto, e le sue strip, uscite tra Guardian, New Yorker e New Scientist, dimostrano che non solo si può parlare di libri in modo interessante e divertente, ma che, ancora, il commento letterario – e addirittura quello editoriale! – ha tutta la forza per stare al centro della scena (o diventare virale), a patto di avere la delicatezza di sguardo, la sapienza metaletteraria e lo humour di Gauld, uniti alla cura con cui ha reso riconoscibile il proprio apparato iconografico.
Apparato iconografico di qualità che può essere il modo per somministrare a un pubblico più ampio finanche la filologia: è il caso del Museo della lingua italiana, dove Giuseppe Antonelli, tra i nostri maggiori linguisti, apre le “stanze” dell’italiano – dal graffito di Commodilla ai neologismi giunti da Internet, passando dalle Pale dell’Accademia della Crusca e dal gergo dei paninari – al più ampio dei pubblici, grazie a una progettazione grafica integrata che rende l’esperienza di lettura simile a quella di un gioco di ruolo o di un librogame, ma illuminante quanto quella del miglior saggio – e senza sentirsi a lezione (con Nabokov no: Nabokov a fine libro ti assegna pure gli esercizi).
Vanni Santoni
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