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Il libro, che traduce l'originale inglese Isaiah Berlin. Liberty and Pluralism (Polity Press, Cambridge 2004), è una discussione critica dell'attività filosofica di Isaiah Berlin. I primi cinque capitoli sono una ricostruzione del senso generale e dei contenuti del lavoro di Berlin; l'ordine è grossomodo cronologico e parte dalla formazione intellettuale di Berlin e suoi dai testi giovanili per giungere sino ai testi sull'Illuminismo, passando per il pionieristico Due concetti di libertà. Relativamente a questo saggio, Crowder confuta diffusi miti interpretativi e replica a critiche poco generose, suggerendo l'idea che il testo vada letto alla luce delle tesi berliniane sul pluralismo dei valori. Alla discussione di questo tema e al conseguente rifiuto da parte di Berlin del monismo morale sono dedicati i due capitoli successivi, più teorici, in cui Crowder dapprima individua e circoscrive una difficoltà del pensiero di Berlin, la tensione tra pluralismo dei valori e liberalismo universalista, quindi cerca di scioglierla attraverso una strategia chiaramente aristotelica, volta a mostrare i limiti delle derive relativiste e antiliberali alla John Gray e a difendere, nel solco di Berlin, un liberalismo riformista, non utopico né scientista. Chiude il libro un bilancio del pensiero di Berlin, che, a giudizio di Crowder, può essere fruttuosamente sviluppato in direzione di due grandi questioni che Berlin non ha trattato (giustizia sociale e diritti culturali) e che continuerà a manifestare la propria vitalità perlomeno per quel che riguarda la profondità dell'analisi dei totalitarismi novecenteschi, la fecondità della prospettiva pluralista e l'esemplarità dell'approccio ai testi.
Corrado Del Bò
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