Il libro presenta vari autografi e diverse dediche, poichè il libro è ampiamente datato non è possibile riconoscerle interamente. Opera: La composizione dell’opera poneva notevoli problemi; era chiaro che la commissione non gli era stata affidata per dargli la possibilità di fare un panegirico della Firenze repubblicana, di cui Machiavelli era stato il segretario per antonomasia. Ci si aspettava da lui, se non una glorificazione della famiglia Medici, una trattazione senza polemiche e tesa a riportare il presente stato di cose come una evoluzione naturale. Le perplessità dello scrittore trapelano da alcune lettere del suo nutrito epistolario. « Ho atteso et attendo in villa a scrivere la historia, et pagherei dieci soldi, non voglio dir più, che voi fosse in lato che io vi potessi mostrare dove io sono, perché, havendo a venire a certi particulari, harei bisogno di intendere da voi se offendo troppo o con lo esaltare o con lo abbassare le cose; pure io mi verrò consigliando, et ingegnerommi di fare in modo che, dicendo il vero, nessuno si possa dolere » (Lettera al Guicciardini, 30 agosto 1524) La struttura dell’opera, piuttosto contorta, illustra le difficoltà dell’Autore. Degli otto libri, il primo è un quadro generale della storia d’Europa dalla caduta dell’impero romano al 1215 qui, col secondo libro, Inizia la vera e propria storia di Firenze, colla narrazione della faida fra Buondelmonti/Donati e Uberti/Amidei, che secondo la tradizione corroborata da Dante avrebbe scatenato il conflitto fra Guelfi e Ghibellini. i libri II, III e IV narrando delle vicende prima dell’arrivo sulla scena dei Medici, i successivi quattro parlano della lotta per il potere che termina con la signoria Medicea. L’VIII libro si chiude colla morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, con la fine della fragile pace che la politica dell’equilibrio di Lorenzo aveva portato. L’autore si sforzò di presentare sotto una luce tutto sommato favorevole grandi personaggi come Cosimo il Vecchio e Lorenzo il magnifico, senza sottolineare la loro azione volta a creare una dinastia. D’altra parte non rinunciò alla introduzione di passi quantomeno azzardati, vista la committenza dell’opera; per esempio nel primo libro, a proposito del potere papale leggiamo: « i papi, prima con le censure, di poi con quelle e con le armi insieme, mescolate con le indulgenzie, erano terribili e venerandi; e come, per avere usato male l’uno e l’altro, l’uno hanno al tutto perduto, dell’altro stanno a discrezione d’altri » (Istorie I, 9) Altrove, come nella celebre descrizione della Battaglia di Anghiari, non esita a manipolare il dato storico per sostenere le sue teorie politiche; infatti descrive quella battaglia, aspramente combattuta fra cavallerie mercenarie, da lui aborrite e disprezzate, come poco più di una messa in scena, dove « ... in tanta rotta e in sì lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite né d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò » La prima edizione a stampa è del 1532. Fonte: Wikipedia
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