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Anno edizione: 2023
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Kenny Dorham ebbe la sfortuna di ritrovarsi più o meno coetaneo di alcuni capiscuola della tromba jazz (Davis, Baker, Gillespie), che ne misero in ombra il notevole talento. Nel 1957, anno in cui Jazz Contrasts vide la luce, il trentatreenne Dorham aveva già maturato una solida esperienza nelle band di Dizzy Gillespie, Lionel Hampton, Billy Eckstine, nonché nel gruppo di Charlie Parker. Ho ascoltato e riascoltato Jazz Contrasts, che è un buon disco di routine. Routine di alto livello, s’intende, come potrebbe essere altrimenti, ma non siamo di fronte al disco da isola deserta, E’ tutto molto rifinito e curato però manca lo slancio e l’invettiva di uno qualunque dei dischi di Sonny Rollins dello stesso periodo (tipo Way Out West). Parlo di Rollins perché il sassofonista è l’ospite d’onore e da bravo ospite si adegua agli usi della casa, seguendo Dorham nel veloce legato parkeriano, senza imporre oltre il lecito la propria personalità. Il Lato B include ben tre ballad, nelle quali Betty Glamman punteggia con l’arpa, ricreando effetti esotici e un tappeto dalle atmosfere sognanti, stile film disneyano. La presenza dell'arpa non aggiunge gran che al risultato artistico del disco. Il timbro della tromba di Dorham è piuttosto soffuso e le dinamiche sono trattenute. Ricorda un po' il timbro di Chet Baker. Circa la resa sonora, si tratta di due registrazioni monofoniche che denunciano la loro veneranda età, sebbene quella dei brani incisi sul Lao B risulti migliore; nel complesso il suono è un po' ovattato, limitato in frequenza e dalla dinamica ridotta. Da segnalare l’elegante confezione in cartoncino a finitura satinata al cui interno vi è una grande fotografia di Dorham stampata su carta lucida, tipo carta fotografica, Vinile 180 grammi di alta qualità (non fa alcun rumore), prodotto alla Pallas (Germania); riversamento Full Analogue, direttamente da nastro master, di Kevin Gray. Voto artistico: 8 + Voto tecnico: 7 per il lato A; 8 per il lato B.
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