Domenico Rea è stato un narratore e saggista italiano. Nei suoi racconti e romanzi più significativi (Spaccanapoli, 1947; Gesù, fate luce, 1950, premio Viareggio; Quel che vide Cummeo, 1955; Una vampata di rossore, 1959; Il re e il lustrascarpe, 1960) e nell’azione drammatica Le formicole rosse (1948), Rea ha espresso con vigorosa immediatezza i moti e i fermenti passionali, le speranze e i furori protestatari della plebe napoletana. Ha sviluppato la stessa tematica con toni saggistico-narrativi o memorialistici in Ritratto di maggio (1953, resoconto nostalgico di un anno di scuola), in L’altra faccia (1965, che contiene anche poesie) e in Diario napoletano (1971). Dopo un lungo silenzio, ha pubblicato, nel 1985, Il fondaco nudo, una raccolta di racconti che, oltre a confermare una rara coerenza di ispirazione, dava prova di un’ulteriore maturazione stilistica. Nel 1992 è tornato al romanzo con Ninfa plebea (Premio Strega), in cui la rinnovata capacità di invenzione si indirizza verso un erotismo sospeso tra realismo ed elaborazione fantastica.