(Samosata, Siria, 120 ca - dopo il 180 d.C.) scrittore e sofista greco. Non si sa molto di lui. Di famiglia forse aramaica, dopo un breve apprendistato nella bottega dello zio scultore si indirizzò agli studi letterari e retorici. Fu avvocato ad Antiochia e seguendo il suo temperamento estroso conferenziere itinerante e retore in Grecia, Italia e Gallia. Verso il 165 si stabilì ad Atene e vi rimase vent’anni, durante i quali si accostò alla filosofia e scrisse le sue opere più note. Secondo la moda del tempo, prima di pubblicarle le recitava (con grande successo) nelle sale di lettura. Si sistemò infine (179 ca) come funzionario imperiale in Egitto, dove probabilmente morì.Sotto il nome di L. ci sono giunte più di 80 opere in prosa (per lo più dialoghi e saggi), 10 delle quali non autentiche, circa 50 epigrammi (attribuiti anche a Lucillio) e 4 epistole fittizie. Fra le opere in prosa figurano scritti retorici, filosofici, letterari e polemici. Ai primi appartengono, fra gli altri, il Sogno e l’Apologia, importanti per le numerose notizie autobiografiche, nonché le Immagini, Dell’errore nel salutare e l’Encomio della mosca. Fra quelli filosofici ricordiamo il Nigrino, che esalta la vita speculativa e polemizza con la cultura romana, e l’Ermotino, in cui l’autore illustra il principio scettico della vanità di ogni ricerca filosofica. Di argomento letterario sono Come si debba scrivere la storia e la Storia vera, in 2 libri, romanzo di avventure condotto con gioiosa e libera fantasia. Tra gli scritti polemici sono Contro un ignorante compratore di molti libri, Sulla morte di Peregrino, L’Alessandro. Contestata è l’attribuzione a L. del romanzo fantastico Lucio o l’asino, affine alle Metamorfosi del contemporaneo Apuleio. Ma l’opera di L. più famosa, tuttora letta per la sua originalità letteraria, è il gruppo dei dialoghi, comprendente i 26 Dialoghi degli dei e i 15 Dialoghi marini, brevi scene che si svolgono in cielo e nelle profondità del mare, in cui le figure del mito e della religione sono ricondotte argutamente a proporzioni umane; i 30 Dialoghi dei morti, nei quali la risata sulle vanità del mondo risuona feroce, soprattutto nel personaggio del filosofo cinico Menippo; i 15 Dialoghi delle cortigiane, dove, a imitazione della «commedia nuova», sono dipinte situazioni di ogni giorno.L. è uno dei più notevoli rappresentanti della seconda sofistica: egli coglie ed esprime la crisi morale del suo tempo, ma il suo scetticismo gli ispira una critica beffarda piuttosto che ipotesi di rinnovamento. Bersagli della sua pagina sono gli intellettuali da strapazzo, i predicatori ipocriti, i pedanti, i parlatori affettati e in genere tutti i vuoti formalismi, le tradizioni insensate. Atticista nella lingua, pur con qualche concessione a forme della tragedia e della commedia e a moduli del linguaggio parlato, L. è uno dei più eleganti stilisti della grecità ellenistica. Fu assai letto nel medioevo.