Don Mussie Zerai nato in Eritrea, ad Asmara, è espatriato fortunosamente in Italia nel 1992, appena diciassettenne, come rifugiato politico, ai tempi in cui nel suo Paese c’era il regime di Aferwerki. Orfano di madre (che ha perso a 5 anni) e con 7 fratelli, decise di scappare nel nostro Paese quando suo padre venne arrestato dalla polizia segreta eritrea. Ancora minorenne, arrivò a Roma dove cominciò a frequentare i sacerdoti sacramentini, in particolare un padre scozzese, che in un piccolo ufficio sotto la Stazione Termini assisteva i minori stranieri non accompagnati che arrivavano in Italia. Iniziò ad aiutarlo, come mediatore linguistico, e conobbe le difficoltà di inserimento dei suoi connazionali e di tanti altri disperati. Nel 1995, quando i numeri dell’immigrazione iniziarono a crescere, divenne un punto di riferimento per chi si trovava in difficoltà sul territorio italiano. Da allora non si è mai fermato, aumentando l’impegno, in particolare dal 2002 quando iniziarono ad arrivare i barconi dalla Libia. Nel 2006 Don Mussie Zerai ha fondato l’agenzia non profit “Habeshia”, dal nome della zona tra Eritrea ed Etiopia da cui provengono i profughi. Diventare attivista per i diritti umani è stato lo sbocco naturale della sua vita, grazie anche agli studi compiuti: Filosofia a Piacenza, dal 2000 al 2003, Teologia nei cinque anni successivi e poi Morale sociale presso l’Università Pontifica Urbaniana fino al 2010, quando è stato ordinato sacerdote Già da piccolo manifestava l’intenzione di diventare prete. A 14 anni chiese al vescovo di Asmara di poter entrare in Seminario, ma ci voleva l’autorizzazione di mio padre. Il quale era via, ma quando lo seppe rifiutò in modo categorico. Quando arrivò in Italia, la vocazione tornò a galla in modo decisivo una domenica del 1997: quel giorno in televisione vide il processo di beatificazione di Giovanni Battista Scalabrini, precursore degli Scalabriniani. Oggi è uno di loro.
Don Zerai è stato il primo a segnalare la tratta degli schiavi nel Sinai e, grazie alla sua incessante attività negli ultimi due decenni ha contribuito a salvare migliaia di migranti passati dal Mar Mediterraneo. Dal 2011 don Zerai vive tra Roma e la Svizzera, dove segue 14 comunità eritree sparse in vari.
Nel 2015 è stato candidato al premio Nobel per la pace.
Nel 2017 ha pubblicato con Giunti Padre Mosè. Nel viaggio della disperazione il suo numero di telefono è l'ultima speranza.