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Vincoli, opportunità e percorsi di sviluppo per la professione veterinaria alla luce dei nuovi scenari evolutivi.
I risultati emersi dal "Libro Bianco della professione veterinaria" commissionato a Nomisma hanno portato la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani (Fnovi) a chiedere ai ministri della Salute, Francesco Storace, e dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, di aprire una stagione di riforme della professione veterinaria partendo dal Tavolo di Concertazione già costituito tra l'Ordine e gli stessi ministeri.Dalla ricerca di Nomisma è emerso che in Europa un medico veterinario su sei è italiano e che il numero degli studenti italiani è pari al 26,6% degli studenti europei. Un dato frutto di un'anomalia tutta italiana: le 14 facoltà di medicina veterinaria, più il corso di laurea interfacoltà di Catanzaro, rappresentano infatti il 20% dell'offerta universitaria europea. In sostanza l'Italia ha, da sola, le facoltà che Francia, Germania e Regno Unito hanno assieme. Il problema è però che il 14,3% dei neo-veterinari italiani non ha ancora trovato lavoro a cinque anni dalla laurea, una percentuale che tra 10-15 anni è destinata a salire fino al 30%. In quest'arco di tempo, infatti, i posti di lavoro nel settore diminuiranno e si registrerà nel nostro Paese un calo complessivo del numero di veterinari occupati del 2-4% rispetto ad oggi. Contestualmente i nuovi veterinari cresceranno ancora a un ritmo medio del 3-4% ogni anno (l'incremento degli iscritti all'Ordine, fra il 1999 e il 2005, è stato del 20,4%: gli iscritti sono passati da 19.606 a 23.600), con un'inevitabile congestione del mercato del lavoro.Per fronteggiare la crescente precarietà professionale la Fnovi propone l'ulteriore limitazione degli iscritti alle Università e la riduzione del numero delle facoltà di medicina veterinaria, magari riconvertendone alcune in scuole di specializzazione, tenendo anche presente che solo tre rispondono a standard europei. E' poi necessario intervenire sulle norme che regolano l'accesso alla professione istituendo un periodo di praticantato postlaurea e un esame di Stato più severo che valuti anche le capacità professionali.
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