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In America negli anni '60 e '70, prima a New York con Dan Flavin, e poi a Los Angeles con un gruppo di artisti, si è sviluppato un nuovo rapporto tra visione e luce.Una ricerca inedita, mai tentata prima, anche se da secoli i pittori hanno cercato di darci l'illusione di riprodurre la luce mediante l'opposizione di colori chiari e scuri.Questi artisti usano la luce vera, quella del sole o quella elettrica, non cercano illusoriamente di imitarla. Hanno bisogno di stanze grandi, vuote, bianche, per manipolare lo spazio e farvi entrare la luce nel modo desiderato e proprio per la necessità di spazi ed accorgimenti particolari, questa ricerca ha avuto difficoltà a essere presentata a un pubblico numeroso.Solo Turrell e Irwin hanno avuto un successo internazionale.Altri non meno importanti corrono il rischio di essere dimenticati.La necessità di creare un "luogo", atto alla conoscenza e diffusione dell'attività di alcuni artisti nel campo della luce, mette in primo piano una sua possibile definizione tipologica. Potremmo così forse parlare di archivio, termine derivante dal vocabolo greco arkhé, che significa "governo" o "ordine".
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