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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2011
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Confermo che preferisco i libri di Simenon in cui non c'è Maigret. Definirlo un giallo è riduttivo, perché l'autore traccia un'acuta e profonda analisi del personaggio principale illustrandone la caduta e la rinascita. Interessante anche prendere nota degli elementi che rendono questo romanzo datato: l'uso della parola negro in più punti e il racconto dello stupro per voce degli uomini (il medico e l'ispettore) e non della donna, che anzi non ne parla e non vuole parlarne, perché se ne vergogna e si sente in colpa. Simenon è delicatissimo in questa parte, ma è comunque figlio di un'epoca in cui lo stupro era considerato una vergogna soprattutto per la vittima.
Romanzo intenso e avvincente, come tutti quelli di Simenon
Un'avventura strabiliante, che ti fa stare pagina dopo pagina con il fiato sospeso. É il tipico racconto thriller/noir che mette in scena Simenon ma che ogni volta ti rapisce e ti catapulta nelle storie dei protagonisti.
Recensioni
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«Per quale motivo, quando aveva bevuto, credeva sempre che nessuno potesse capirlo? Forse perché in quei momenti venivano a galla cose sepolte nel profondo del suo animo, che egli stesso ignorava o voleva ignorare nella vita di tutti i giorni, e di cui era sorpreso e spaventato.»
La straordinarietà dei romanzi di Simenon è il loro saper parlare all’uomo di oggi con una intensità e una puntualità davvero sconvolgenti. Non è un caso infatti che il romanzo sia diventato un film (uscito anche in Italia) sotto la regia di Cédric Kahn che ha solo trasportato ai nostri giorni e in Francia la vicenda che in Luci della notte è ambientata negli Stati Uniti e negli anni Cinquanta: il cinema necessita, rispetto a un romanzo, di qualche elemento in più per permettere allo spettatore di identificarsi.
La storia narrata è molto dura, tragica a tratti, tanto che si è parlato di noir: in realtà questo è uno splendido romanzo psicologico, la rappresentazione asciutta e senza sentimentalismi della crisi dell’uomo interno allo stritolante ingranaggio urbano; la crisi della coppia incapace di parlarsi senza frapporre schermi, impotente davanti ai ritmi che separano, alle abitudini che uccidono le emozioni, agli stili di vita tutti simili e tutti omologati dal buonsenso, dalla carriera e dal giudizio sociale.
Una coppia si mette in viaggio per riportare a casa i figli dal campeggio in cui hanno trascorso un periodo di vacanza. Già prima di partire sono evidenti i segnali di tensione tra i due. Steve, il marito, è irresistibilmente trascinato in quello che lui stesso definisce “tunnel”: un bisogno di bere da cui non riesce a sfuggire, di cui prova una fastidiosa vergogna, tanto da fingere con Nancy, la moglie, e inventare stratagemmi per riuscire a ingurgitare un po’ di alcol prima ancora di mettersi in viaggio. Quando non ci sono i figli è per loro difficile parlarsi, c’è un silenzio frastornante che accompagna i primi chilometri di strada , silenzio rotto solo da qualche frase nervosa. Così quando il litigio scoppia, causato da una ulteriore sosta voluta da Steve per poter bere del pessimo whisky in un infimo, maleodorante bar, è chiaro che Nancy reagirà, impotente com’è a trattenere il marito dal percorso autodistruttivo che ha intrapreso, incapace di portarlo fuori dal tunnel, lei così sicura di sé, così “donna in carriera”, perfetta nell’aspetto e nel comportamento. La donna non aspetterà in macchina il ritorno del marito già ubriaco che ha preso con sé le chiavi dell’auto per impedirle di andarsene da sola, lascerà solo un biglietto in cui dichiara freddamente di proseguire in pullman.
Sono due gli incontri che Steve fa in altrettante soste nei bar: il primo lo vede invidiare un ubriaco felice e chiacchierone, il secondo, e decisivo, lo pone di fronte a quello che per lui rappresenterà la tragedia, ma anche forse la speranza. È l’evaso di cui stavano parlando radio e giornali l’uomo che, incontrato nel bar, gli siede al fianco in macchina, al posto della moglie, mentre lui già totalmente ubriaco rinuncia a ritrovarla. Le vicende che seguono sono la parte più noir del romanzo, ma in quelle stesse pagine incomincia ad affiorare l’inconscio di Steve che, in preda all’alcol, inizia a parlare a ruota libera, a esprimere tutto il rancore per quella moglie che ha più successo di lui sul lavoro, che è sempre perfetta, che è convinta di possedere la verità. Lui, un mediocre soffocato dalle regole e dalle abitudini, ora grida tutta la scontentezza per una vita banale, monotona e insignificante: il desiderio di trasgressione e di “evasione”, il coraggio e la libertà sono tutti sentimenti che solo l’alcol riesce ormai a surrogare.
Ma quando la tragedia si compierà e sarà la moglie la vittima, la vera vittima di tutta la vicenda, quando sarà lei a vergognarsi di sé e a sentirsi perduta, solo allora quell’uomo e quella donna potranno parlarsi, riusciranno a guardarsi davvero, saranno capaci di stringersi le mani e di sentirsi vicini, disponibili a conquistare una nuova sicurezza e a ritrovare quel sentimento profondo che di certo li univa ma che era totalmente offuscato da schermi esterni, così potenti da oscurare desideri e passioni.
A cura di Wuz.it
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