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Mare liberum - Ugo Grozio - copertina
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Descrizione


Il volume rende disponibile in traduzione italiana un classico del pensiero politico e del diritto internazionale. In Mare liberum, unico capitolo all'epoca pubblicato (1609) della più ampia opera De iure praedae, Grozio sostiene che il mare, a differenza della terra, è libero per natura e non può essere soggetto a nessuna forma di proprietà o di sovranità. Per argomentare questa tesi l'Olandese sviluppa i primi elementi della sua dottrina del diritto delle genti e avanza una teoria non contrattuale della nascita della proprietà privata. La sua pubblicazione fu «a shot heard around the world» e da allora non ha cessato di alimentare, nel corso dei secoli, intensi dibattiti. Dal Mare clausum di John Selden al Nomos della terra di Carl Schmitt, Mare liberum ha costituito un termine di confronto nella nascita, nello sviluppo e nella crisi dello ius publicum europaeum.
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Dettagli

2007
1 gennaio 2007
196 p., Brossura
9788820739966

Voce della critica

Il fascino che l'opera di Grozio esercita dipende in buona parte dall'essere collocata all'incrocio tra diritto e politica. Grozio è un giurista, si occupa cioè di casi particolari, ma lo fa utilizzando idee di portata filosofica. Inoltre, le conclusioni a cui arriva rivestono sempre un carattere generale. Questo schema si applica perfettamente a questo volume, che è anche il primo scritto pubblicato dal giurista di Delft. Parte di un'opera più grande intitolata De iure praedae Commentarius, che rimase inedita e vide la luce solo nel XIX secolo, il Mare liberum venne dato alle stampe nel 1609, "per espressa richiesta della Camera olandese della Compagnia delle Indie orientali". In quella fase storica, infatti, l'Olanda era impegnata a creare una forte espansione commerciale nei mari indiani. Per questo gli abitanti dei Paesi Bassi dovevano contrastare le pretese portoghesi di un dominio esclusivo di quelle acque. Nonostante questa origine strumentale, lo scritto si fa apprezzare per le coordinate che inquadrano il ragionamento particolare teso a negare ai lusitani il monopolio sui mari dell'India. La libertà dei mari viene argomentata facendo perno sulla distinzione fondamentale tra mare e terra. La seconda può e deve essere sottoposta alla sovranità degli stati o comunque degli aggregati umani, il primo invece deve necessariamente rimanere in uno stato di libertà naturale e nessuno può limitarne l'uso. A loro volta queste conclusioni sono sostenute da un richiamo alla legge naturale. Dio ha creato gli esseri umani uguali, li ha dotati di ragione e di una propensione alla socievolezza. Principi, questi, che avranno un'importanza essenziale nello sviluppo del moderno costituzionalismo. Accanto alla traduzione, il libro presenta anche il testo latino esemplato sull'edizione del 1633, l'ultima rivista dall'autore.
Maurizio Griffo

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