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Il commento di Maurizio Codogno è corretto: di questo libro non sono state nemmeno corrette le bozze. Quello di Paolo D'Amore comprende solo slogan pubblicitari e inoltre non ha indicato la mail. Che sia l'editore stesso?
Un libro veramente divertente, che suggerisco a tutti gli amanti della "ginnastica mentale" ma anche del fantastico mondo del Mago di Oz. Dorothy, rapita da alieni ossessionati dai numeri, si affanna per risolvere i quiz inventati da Oz per valutare il quoziente intellettivo. Una raccolta di oltre 100 rompicapo, di diversa difficoltà, introdotti da divertenti episodi e citazioni che invogliano ad affrontare, con carta e penna alla mano, l'affascinante mondo della matematica..
L'idea non era male: un libro di problemi sotto forma di raccontini, anche se Frank Baum non è così noto in Italia. I problemi non sono poi tutti matematici in senso stretto; ce ne sono alcuni che richiedono un po' di senso fisico per aggiungere qualche ipotesi verosimile; altri che non hanno una risposta canonica, e quindi sono spunto ideale per discussioni magari a scuola; altri ancora in stile Settimana Enigmistica. Peccato. Il libro ha delle pecche gravissime. Non parlo della classificazione della difficoltà dei problemi che a me sembra definita a caso: quello è un guaio classico, ognuno ha il suo criterio di complessità. La prima credo che sia già presente in origine: nella sezione "Approfondimenti", che contiene le risposte ai problemi, ci sono spesso dei nuovi problemi dei quali non si vede la soluzione da nessuna parte, il che è sicuramente frustrante. Ma tutto italiano è il problema con la traduzione: se la signora Luisari si sente in dovere di ringraziare per la consulenza sulle varie unità di misura angloamericane, c'è forse qualcosa che non va - e lo si vede quando ci sono problemi per cui si poteva tranquillamente trasformare miglia in chilometri. Man mano che si va avanti nel libro, anche il testo non matematico comincia a diventare meno leggibile, e mi è stato a volte necessaria la famigerata "doppia traduzione", riportando la frase in inglese. È chiaro che non c'è nemmeno stata una vera correzione di bozze; se trovo scritto "le prime cento cifre di e" e mi trovo più di venti righe di cifre, non viene in mente che qualcosa non va? Insomma, se la divulgazione matematica in Italia è inesistente, è anche demerito di certe scelte editoriali.
Recensioni
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La matematica di Oz è un viaggio stravagante dentro un mondo di enigmi. Clifford A. Pickover ce li presenta, con un ritmo serrato, per mezzo delle parole arroganti e talvolta addirittura indisponenti del dottor Oz, personaggio che somiglia ben poco all'omonimo "mago" della celebre fiaba di L. Frank Baum. Si tratta infatti di un improbabile alieno ossessionato dalla matematica, che rapisce la giovane Dorothy e la tortura, con la pedanteria dei suoi strampalati giochi, dalla prima all'ultima pagina del libro. E le sue sfide, disposte in modo casuale e contraddistinte da simboli grafici che ne determinano il grado di difficoltà, sono tutt'altro che semplici. Talvolta, per risolverle, sono necessari solo un guizzo di intelligenza e qualche rapido calcolo (si veda a questo proposito il semplice e stimolante enigma "Sangue e acqua"); altre volte si rivelano al limite della comprensione umana (come accade nel caso del celebre "Problema delle ossa"). Questi rompicapi spaziano inoltre nelle più diverse branche della matematica, fino a includere alcuni problemi inerenti la fisica. Nella seconda parte dell'opera, Pickover fornisce esaurienti (e molteplici) soluzioni per ognuno dei giochi proposti, oltre a una serie di interessanti approfondimenti e divagazioni in grado di fugare qualunque tipo di perplessità anche nel più esigente dei lettori. L'autore ci dimostra in modo estremamente personale come la matematica sia "un linguaggio universale", un possibile "primo approccio linguistico con intelligenze aliene", o, molto più semplicemente, una forma perfetta di svago, di astrazione fine a se stessa, capace di solleticare quella porzione del nostro cervello che troppo spesso lasciamo libera di assopirsi.
Vincenzo Marando
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