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Volume in copertina rigida, 408 pagine con numerose figure in nero e a colori. Copia in condizioni di nuovo; spedizione in 24 ore dalla conferma dell'ordine.
Anni di lavoro, di verifiche, di riordino e studio dei materiali conservati nell'Archivio Rosso di Barzio confluiscono ora nel volume a cura di Paola Mola e Fabio Vittucci. La struttura dell'opera riprende e amplia l'articolazione già sperimentata nel catalogo della bella mostra La forma instabile, allestita nell'autunno 2007 a Venezia (Peggy Guggenheim Collection), mettendone in un certo senso alla prova la tenuta a fronte di un ben più ambizioso progetto. L'impresa, sostenuta dall'erede Danila Marsure Rosso e dal Museo Rosso, mette finalmente a disposizione del pubblico e degli studiosi uno strumento indispensabile per fare il punto sullo scultore e, si spera, per una nuova serie di ricerche e approfondimenti che dalle precisazioni contenute nel volume possono prendere avvio.
L'appassionato saggio di Mola accompagna il lettore in una ricostruzione accurata e seducente dell'opera e delle vicende di Rosso, costellata da una miriade di informazioni sui diversi contesti in cui lo scultore ha lavorato (soprattutto Milano fino al 1889, poi Parigi, e di nuovo Milano dal 1919 alla morte nel 1928), con notizie sulle frequentazioni, il mercato, le esposizioni, i collezionisti; sulle varianti che le strategie espositive e la storiografia successiva hanno introdotto anche nei titoli, rendendo spesso dubbia e confusa l'identificazione delle singole sculture; sulle tecniche esecutive e sulle complesse varianti materiali messe in atto nelle repliche cadenzate a ritmo irregolare nel corso degli anni.
A Vittucci è affidato la meticolosa catalogazione dei singoli esemplari, che proprio per le modalità intrinseche del lavoro di Rosso viene qui separata dalla storia complessiva dell'opera. Si rintracciano in queste pagine, nella parte dedicata al Catalogo delle sculture documentate, anche le vicende minute, i dettagli necessari che permettono talvolta di riscrivere e ripensare episodi piccoli e grandi della storia dell'arte europea dei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo. Emerge con chiarezza, attraverso le opere documentate da immagini fotografiche reperite nell'archivio dello scultore, l'importanza cruciale assegnata dallo stesso Rosso, non solo alla raccolta, ma soprattutto alla pratica della fotografia: banco di prova e misura, indagine sulla variabilità della reazione delle superfici alla luce, ricerca di orientamenti spaziali. L'entità del fondo conservato a Barzio ne è testimone, e la fotografia trova il suo adeguato riconoscimento nel Catalogo ragionato, ampiamente illustrato con immagini dell'archivio, molte delle quali opera dello stesso scultore.
La figura di Rosso, nelle sfaccettature multiple offerte da un catalogo articolato nel modo che si è rapidamente descritto, appare in tutta la complessità della sua lunga carriera di artista nato e formato nella seconda metà dell'Ottocento, in relazione contrastata e a tratti sofferta con una contemporaneità in vorticoso rinnovamento nei primi decenni del XX secolo. Appare dunque non giustificata la sottolineatura, da parte di Mola, della "attualità" di Rosso; pure escludendo "qualsiasi inesistente 'anticipazione'", Mola evoca corrispondenze con artisti pienamente inscritti nel XX secolo quali Marcel Duchamp e Anselm Kiefer: una spinta in avanti per certi versi suggestiva, ma che sembra infine limitare l'autonomia dello scultore.
Laura Iamurri
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