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Importanti contributi della ricerca teorica ed empirica si sono andati accumulando in questi ultimi anni, smentendo lo scetticismo con cui era trattato il progetto multidisciplinare della scienza cognitiva. Nata sul dogma dell'uomo elaboratore di informazioni, in stretta analogia al calcolatore, tale scienza si è occupata di studiare i meccanismi, le procedure, le regole di elaborazione del messaggio informativo dal momento in cui entra nel corpo umano a quando ne esce, si è occupata cioè di svelare il tabù comportamentista del contenuto della misteriosa 'scatola nera'.
Diversi sono stati i livelli e gli angoli visuali con cui si è cercato di raggiungere l'obiettivo: filosofico, linguistico, psicologico, biologico e informatico. A questi differenti livelli è stata collegata anche l'iniziale contrapposizione tra due programmi di ricerca per lo studio della mente, a prima vista inconfrontabili: da una parte il riduzionismo neurobiologico e cibernetico, dall'altra il programma linguistico-mentalistico e informativo. Oggi la multidisciplinarità e anche la vecchia contrapposizione tra i due programmi si può considerare in parte superata.
Significativa, al riguardo, è una famosa metafora di David Marr: come è impossibile capire il volo di un uccello esaminandone le penne delle ali soltanto, ma è necessario conoscere i vincoli e le limitazioni cui è sottoposto e come esso riesca a neutralizzarli nel superare la gravità e volare, così per capire la mente non è sufficiente avere conoscenza di un solo livello, ma si deve essere capaci di descrivere le risposte dei neuroni, di predire i risultati degli esperimenti di psicologia e di scrivere un programma al calcolatore che analizzi e interpreti i risultati ottenuti precedentemente.
Il volume "Mente umana, mente artificiale" compie un ulteriore passo in avanti in questa direzione.
scheda di Voltolini, D., L'Indice 1990, n. 6
Il volume deriva dal convegno omonimo tenutosi a Torino nel 1985. Raccoglie una ventina di interventi, alcuni dei quali sono stati riveduti per la pubblicazione, il che consente di stemperare ogni critica sull'inattualità del libro stampato cinque anni dopo. Cinque anni tuttavia sono molti nel campo dell'Intelligenza Artificiale e in quello delle scienze cognitive. Viale colma la frattura parlando di connessionismo, vale a dire del modello di ricerca che oggi sembra vincente in questo settore. Infatti è vero che gli ultimi anni sono stati cruciali e che l'attenzione si è spostata nuovamente sulla complessità computazionale del cervello umano e che la simulazione al computer delle alte prestazioni mentali ha segnato il passo. Però bisogna dire che questi interventi non sembrano affatto invecchiati per il mutamento, per altro in corso, di paradigma. Anzi, molti di essi addirittura precorrono i tempi. Sembrano invece invecchiati perché la ricerca si è nel frattempo disgregata, soprattutto ha perso il suo smalto interdisciplinare, soffocata dal calo dei finanziamenti, strangolata dal mercato delle tecnologie assetato di prodotti. La scommessa dell'Intelligenza Artificiale oggi è molto ridimensionata e questo volume ricorda al contrario un momento in cui la convergenza di diversissimi programmi di ricerca in un unico scopo garantiva ai ricercatori quantomeno un ambito comune in cui lavorare. Oggi ciascuno è nuovamente rintanato nel proprio laboratorio a tentare di produrre qualche prototipo computazionale che simuli o, meglio, che imiti, qualche frammento della capacità intelligente degli esseri umani. Ma, se il sogno di una grande sintesi è tramontato, occorre ricordare che il progresso tecnologico è normalmente frutto di piccoli e costanti incrementi. Soprattutto molto specialistici e assolutamente settoriali.
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