Psicanalista lacaniana, Laura Pigozzi, sfatato il mito della famiglia naturale, riflette sul suo status culturale oggi, ovvero di “ombelico del mondo”, denunciando i guasti di un modello che ha portato all’ipervalutazione dei legami di sangue.
“La famiglia è oggi una parola e un’idea sulla bocca di tutti: convocata a fini vari, disponibile a colmare molti vuoti, sembra contenere un potenziale di rassicurazione valido per parecchi usi”
Secondo Laura Pigozzi, psicanalista lacaniana, il principio della famiglia “ombelico del mondo” è oggi quanto mai imperante, nonostante le apparenze, anche dove i modelli familiari sembrerebbero essersi ampliati e problematizzati. Anche i contromodelli apparenti cedono, sotto lo sguardo spregiudicato dell’autrice, all’attrazione di una sorta di “normalità” garantita dal legame “claustrofilico” con i figli. Il mondo è di conseguenza risucchiato all’interno della famiglia, formazione iperesaudiente e all inclusive, nella quale si tende a soddisfare tutti i bisogni, anche quelli che antropologicamente sono legati al rapporto con l’esterno, col gruppo e con la collettività. Con un’analisi critica affilata, il ricorso a casi concreti tratti dalla sua professione e un vasto spettro di riferimenti che vanno dalla Bibbia alla psicoanalisi, dalla letteratura al cinema, dalla giurisprudenza alla cronaca, l’autrice analizza le varie forme in cui questo modello si esplica, attraversando una grande varietà di fenomeni: l’ossessione del “materno” e del legame simbiotico, la “claustrofilia” familiare, il genitore-Pigmalione, la difficile sorte della paternità, l’inerzia “sociale” del figlio. Laura Pigozzi rompe così la retorica asfittica della famiglia e quella di un certo tipo di maternità e genitorialità che ci affliggono in modo pervasivo, mostrando come “la vera filiazione è aver ricevuto dai propri genitori la possibilità di lasciarli”. )
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