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Il viaggio di ritorno verso Itaca da parte di Odisseo è caratterizzato da mille avventure in posti fantastici dominati da creature mostruose. Un viaggio che non avrà mai fine.
Con questo secondo episodio della saga dedicata a Ulisse, Manfredi non eguaglia i livelli raggiunti con il libro precedente. Nella prima parte del romanzo abbiamo una veloce carrellata di alcuni celebri episodi dell'Odissea: l'incontro con Polifemo e i ciclopi prima, con la Maga Circe poi, le sirene, Calipso, Nausicaa. Il linguaggio di Manfredi è semplice, quasi banale e alcuni concetti ripetitivi e ridondanti. Spesso Ulisse è sofferente e piange, vinto da una sorte avversa e dall'impossibilità di fare ritorno in patria. Forse Manfredi ha voluto rendere l'eroe umano, farlo più uomo che dio, ma a mio avviso ne consegue un ritratto eccessivamente naif. Inoltre, a differenza del primo romanzo, caratterizzato da un ritmo serrato, in questo caso la narrazione spesso procede a rilento quasi per amplificare il senso di travaglio del protagonista, incapace di trovare pace e serenità e condannato ad un destino di sofferenza. Nonostante questi punti deboli, la lettura è stata nel complesso piacevole e mi ha permesso di rievocare nozioni scolastiche dimenticate, nonché invogliata a rileggere alcuni passaggi dell'Odissea.
Questo non è il Manfredi che ricordavo e di cui ho letto molto in passato.Noiosissimo!!! Gli episodi tipici dell'Odissea che tutti conosciamo,come le sirene,Polifemo,la maga Circe ecc.. sono raccontati molto velocemente. Diciamo che dopo 100 pagine già sono stati tutti trattati. Finale deludente. Unica nota positiva la sempre ottima capacità dell'autore di descrivere le situazioni,i personaggi e i luoghi.Sembra davvero di essere lì,nella casa della maga Circe o davanti alla porta dell'Ade nella fitta nebbia.
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