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Caleidoscopico nelle note e nei rimandi ai brani di Morrissey , Reid colleziona “tracce e detriti abbandonati nella sua scia” e dedica pagine affettuose anche ai dischi meno fortunati. Il libro uscito nel 2004 risente dell’esilio californiano di Moz, tra concerti fan autografi e magliette, ma nessun nuovo contratto discografico in vista. Oggi dopo “You are the Quarry” e l’imminente “Ringleader of the Tormentors” M. è di nuovo in spolvero. In questa biografia autobiografica tra l’“Our Morrissey”e il “Morrissey ed io” Reid non teme di sbilanciarsi: “Moriissey è il più grande paroliere di lingua inglese dalla seconda guerra mondiale a oggi”. Mi vien da dire: E le sciarade e i calembours? (G. Pellicciotti). E il “filosofo a hit parade”? (A. Campo). Ci sono, ma un po’ sottotono. Ne esce un Morrissey umbratile e scontroso, sfuggente e tenace. Non sempre lo storicizzare di Reid mi sembra condivisibile: ad esempio, il raffronto Smiths Stones non è centrato; e Moz ebbe a dire che “il punk era un movimento musicale privo di musica”. Purtroppo non riesce a fugare del tutto l’impressione di una carriera da solista in minore. (Curioso che nella nota a pag. 92 la traduttrice intervenga e si provi nel dare a Marr quel che è di Marr.) Belle le pagine dedicate agli ex comprimari Joyce e Rourke: Così, se sta in piedi l’accusa che M. non si sia ancora deciso a terminare il “voyage autour de sa chambre”, che dire della ex sezione ritmica degli Smiths? Si ha l’impressione che come per certi versi Morrissey sia un personaggio “fuori tempo massimo”, così Mr. Reid “arrivi” spesso fuori tempo massimo: Non è stato un fan della prima ora; si è perso alcuni dei numeri più significativi del “New Musical Express” (a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90, secondo i detrattori, una specie di “New Morrissey Express”); non ha mai potuto incontrare Moz (si vedano le pagine relative alla promozione di “Your Arsenal” e quelle finali). Per una volta Reid è giunto in anticipo.
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