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La pièce si compone di due grandi elementi: la verità storica da un lato (con quest'espressione intendo i documenti ufficiali sull'accaduto: suicidio/assassinio di Giuseppe Pinelli il 15 dicembre del 1969) e la strardinario abilità artistica di Fo dall'altra. In altre parole, la struttura dell'opera, le parole, i personaggi fanno apparire ancora più grottesca la troppo poco nota tragedia svelando le contraddizioni nelle affermazioni e comportamenti dei presunti colpevoli.
Ironico e si legge d'un fiato.
Scritta come si sa sull'onda dello scandalo seguito alla morte - tutto tranne che accidentale - dell'anarchico Giuseppe "Pino" Pinelli avvenuta nella Questura di Milano tre giorni dopo la strage di Piazza Fontana, la pièce è ben costruita e funziona alla perfezione, convincendo il lettore sempre di più mano a mano che ci si addentra nella trama, e nelle trame, che avvolgono il caso. Certo, resta la voglia di vederlo rappresentato, così come resta l'invidia verso chi ha avuto la fortuna di vederlo interpretato dallo stesso autore. Ma anche la pagina scritta colpisce nel segno, anche perché ormai si sa che Dario Fo, al di là di qualche personaggio che costituisce un mero espediente teatrale (il Matto, il commissario Bertozzo) si è inventato davvero poco e con la rielaborazione di fatti e circostanze risultanti da documenti ufficiali riesce a farci ridere e incazzare come bestie. E quindi a pensare. Dario Fo ha ribattezzato questa sua pièce, con un'ironia che più amara non si può, una farsa. Tragica, come sempre in Italia, ma pur sempre farsa.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
«Come ci è venuto in mente di allestire uno spettacolo legato al tema della strage di Stato? Anche in questo caso siamo stati spinti da una situazione di necessità. Durante la primavera del '70 gran parte del pubblico che assisteva ai nostri spettacoli [...] ci sollecitava a scrivere un intero testo sulla strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano e sull'assassinio di Pinelli, che ne discutesse le cause e le conseguenze politiche. La ragione di questa richiesta era costituita dal pauroso vuoto d'informazione attorno al problema. Passato lo shock iniziale, la stampa taceva [...] Si aspettava che "luce venisse fatta". Aspettare, purché non si facesse caciara...Ma qual è la vera ragione del grande successo di questo spettacolo? Non tanto lo sghignazzo che provocano le ipocrisie, le menzogne organizzate - a dir poco - in modo becero e grossolano dagli organi costituiti e dalle autorità ad essi preposte (giudici, commissari, questori, prefetti, sottosegretari e ministri), quanto soprattutto il discorso sulla socialdemocrazia e le sue lacrime da coccodrillo, l'indignazione che si placa attraverso il ruttino dello scandalo, lo scandalo come catarsi liberatoria del sistema. Il rutto liberatorio che esplode spandendosi nell'aria quando si viene a scoprire che massacri, truffe, assassinî sono organizzati e messi in atto proprio dallo Stato e dagli organi che ci dovrebbero proteggere».
Dario Fo e Franca Rame
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