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Dissipiamo la nebbia: non è un romanzo, ma un insieme di disparati racconti, tripartiti, per un totale di dieci. Il titolo originale “Odd Pages” ben s’attaglia: odd è anche “strano, eccentrico, stravagante, bizzarro”. Ed è proprio la bizzarria di questi racconti che lascia il lettore in stato confusionale. Non solo abbraccia topiche troppo vaste ed eterogenee, ma vuole ammantarle di un’aura di mistero che sfocia sia nel fantastico, sia nel grottesco. Vediamone alcuni: I primi tre, dedicati a Martin Bora (alias Muzio Scevola o Stauffenberg) sono dei noir risolti in modo piuttosto semplice e banale. Ne “Il cavaliere, la Morte e il Diavolo”, Pastor vuole imitare Manzoni e la sua descrizione della peste milanese del 1630, ma neppur lontanamente raggiunge i vertici del nostro romanziere. In “Panis Agelicus” Pastor ci ammannisce una storia più che improbabile su un generale che viene punito dalla truppa nella guerra del 15-18. Questo lasciamolo raccontare a Lussu nel suo grande romanzo “Un Anno sull’Altopiano”, dove il racconto è veritiero e ben più pregnante. Il vertice dell’irreale è raggiunto ne “L’Ombra di Achille”, sui due militi dispersi nel folle attacco a Gallipoli (1915). Intanto non erano gl’inglesi a dare l’assalto ma le povere truppe australiane, usate come carne da macello dai reggimenti inglesi, rintanati nelle retrovie. E poi, via, la storia delle anime morte che bevono il sangue dei soldati maciullati non è da Odissea, ma è una gothic horror story. Molto meglio E. A. Poe, che lui si le storie truculente le sapeva raccontare! Per non parlare di Nino Bixio che “vide i fantasmi”. Via non era uno che masticava funghi allucinogeni ed era un abile condottiero. Queste storie sono state descritte con gran maestria ne Il “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, che Pastor avrebbe dovuto studiare con diligenza. Con buona pace di “Remedios”, la guerra civile spagnola l’ha raccontata in modo mirabile Orwell in “Homage to Catalonia”!
Credo di aver letto tutti i libri che hanno come protagonista Martin Bora e ho acquistato compulsivamente questa raccolta di racconti che non hanno filo logico nè, tantomeno, un unico protagonista. Ahimè una delusione
E' stato il primo giallo che ho letto di Ben Pastor. L'ho trovato terribilmente noioso, proprio non sono riuscita ad appassionarmi. Peccato.
Recensioni
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Da Lumen (2001) a La Venere di Salò (2006), il lettore ha potuto seguire le vicende poliziesche dell'ufficiale della Wehrmacht Martin Bora attraverso narrazioni esclusivamente di ampio respiro, che accoglievano intrecci complessi e accurate analisi psicologiche. Allo stesso personaggio, l'ultimo lavoro di Ben Pastor riserva poco più di cento pagine, affidandogli tre casi che diventano altrettanti racconti capaci di replicare, in scala ridotta, lo schema narrativo dei trascorsi romanzi. Il primo è ambientato in Ucraina, un mese dopo l'inizio dell'Operazione Barbarossa. Ruota attorno al ritrovamento del cadavere della prostituta di un villaggio in cui si trova a studiare il folclore locale Vladimir Propp. Considerato il suo ruolo nella vicenda, l'autore della Morfologia della fiaba non avrebbe esitato a definire se stesso, in questo caso, un "aiutante" dell'eroe. Teatro del secondo racconto è Praga nel 1942 e Martin Bora indaga sull'assassinio di un informatore civile del Reich, mentre un attentato uccide il gerarca nazista Heydrich. L'Appennino nord-occidentale nel corso del 1944 è sfondo all'ultima storia che, a quattro omicidi, unisce la cattura di alcuni partigiani e uno scambio di persona. L'altra novità di questo testo si rintraccia nelle restanti due sezioni, costituite da un mannello di racconti ambientati in tempi e luoghi lontani da Martin Bora ma a lui legati dal fil rouge della guerra: dal fronte italiano nel corso del primo conflitto mondiale alla Sarajevo in fiamme, dalla Milano secentesca e appestata alla turca Gallipoli nel 1915. Qui, accanto a storie tinte di giallo, si affastellano racconti di altro genere, qualificabili come ghost stories, con il risultato di una miscellanea che manca di sufficiente robustezza per brillare di luce propria.
Rossella Durando
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