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Interessante: fatti, luoghi e personaggi che si susseguono in modo scorrevole.
Il libro è molto deludente, il film che ne è stato tratto invece è di gran lunga superiore.
Per capire cosa significhi essere liberi leggete questa storia.
Recensioni
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«Per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.» (dal diario di Chris McCandless)
Cosa spinse, nel 1992, un giovane ventiduenne ad intraprendere un viaggio nelle terre selvagge americane senza soldi e con un solo zaino sulle spalle? E chi incontrò?
Jon Krakauer, giornalista e alpinista americano, ripercorre ne “Le terre estreme”, uscito nel 1996, la vera storia di Chris McCandless.
Quella che potrebbe sembrare agli occhi di molti un viaggio on the road dettato dall’impeto e dalla ribellione di un giovane ventiduenne inesperto ed esuberante, è in realtà un viaggio che Chris compie alla ricerca di sé stesso. Vuole mettersi alla prova, misurarsi con la natura selvaggia, senza aiuti, soldi e le agiatezze di quella vita che aveva condotto fino a quel momento.
Krakauer riesce a ricostruire la storia di Chris in modo preciso e lineare grazie all’aiuto dei familiari – in particolare della sorella Carine – le persone che il ragazzo incontrò e il diario che Chris aggiornò e scrisse durante il viaggio. La scrittura di Krakauer è precisa, lineare e oggettiva, perfettamente in linea con la sua indole giornalistica: non vuole dare un giudizio, ma rendere partecipe il lettore della vita di Chris e delle motivazioni che lo portarono ad affrontare un viaggio nelle terre estreme e inospitali dell’Alaska. Consiglio la visione dell’omonima trasposizione cinematografica dal libro diretta da Sean Penn e arricchita dalla coinvolgente colonna sonora scritta da Eddie Vedder, frontman del gruppo “Pearl Jam”.
Recensione di Maria Francesca Catelli
Si ringrazia il Master Professione Editoria dell'Università Cattolica di Milano
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