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La terra del sacerdote
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La terra del sacerdote - Paolo Piccirillo - copertina
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terra del sacerdote

Descrizione


È notte e la ragazza corre nella campagna buia più veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell'urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare. La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come "la terra del Sacerdote". Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lì era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome. Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto più grande di lui; la ragazza è un'immigrata clandestina, portata con l'inganno dall'Est dell' Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all'adozione o al traffico d'organi.
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Dettagli

2013
13 giugno 2013
232 p., Brossura
9788854506701

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 3/5
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Silviez
Recensioni: 3/5

La trama è ben studiata, le ambientazioni, specialmente quelle delle masserie molisane sono molto ben fatte ma, purtroppo, a me non è piaciuto. Una volta chiuso il libro non ho provato nostalgia né per Agapito né per nessun altro personaggio del libro, posso comunque riconoscerne un po' di merito. Non è da buttare, è un buon romanzo secondo me per approfondire un po' scrittura italiana contemporanea, ma niente di esaltante. Voto neutro

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Ste
Recensioni: 1/5

Finalista al premio Strega....????? Odio la bestemmia e se avessi saputo che lo scrittore nel suo libro ne fa uso non lo avrei mai letto.

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edmon dantes
Recensioni: 5/5

e' un libro bellissimo, nel quale Piccirillo ha dato poesia all'abisso, in una simbologia complessa e mai scontata. Un viaggio oscuro, nei sotteranei di un vissuto al limite, e allo stesso tempo motivo di redenzione.

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La recensione di IBS

Finalista Premio Strega 2014
Due scene fulminanti, una di seguito all’altra, nei primi capitoli del romanzo di Paolo Piccirillo, “La terra del sacerdote”. Nella prima tre uomini stuprano una giovane donna. Dal poco che ci viene detto sappiamo che il fatto avviene in Germania, che gli uomini sono arrivati lì per lavorare dal Meridione d’Italia, che sono dei poveracci che indossano abiti smessi che proprio quella donna aveva dato loro. Nella seconda c’è una ragazza che riesce a sfuggire alla sorveglianza di due vecchi, partorisce in un campo e abbandona il neonato sotto un albero, senza neppure accorgersi che è morto.
C’è qualcosa che accomuna le due scene - la violenza esplicita in una che, in qualche modo, avvertiamo nascosta anche nella seconda (quale madre abbandonerebbe così il suo bambino?), il fatto che siano donne le protagoniste, entrambe vittime di un sopruso che è chiaro in un caso e di cui ancora dobbiamo scoprire tutto, nel secondo. E poi c’è la terra sterile dove il neonato è stato lasciato sotto un albero che pare maledetto e che è chiamata ‘la terra del Sacerdote’: in realtà Agapito è un sacerdote spretato e la terra, che ora è sua, apparteneva ad un amico che era con lui in Germania. La terra è il prezzo del silenzio che Agapito ha fatto pagare all’amico. Il silenzio è una tradizione del Sud, il silenzio pesa nella casa di Agapito dove sua moglie sta morendo di cancro, il silenzio avvolge i casolari dove vengono ospitate donne come la fuggitiva Flori: arrivano dall’Europa dell’Est, devono ripagare i soldi del viaggio, o finiscono a fare le prostitute oppure sono obbligate a fare figli. Quattro bambini e poi sono in pari. Quattro bambini che possono essere venduti a coppie sterili oppure per prelievo e trapianto organi, oppure… c’è sempre un peggio. E non si sa quale sia il destino migliore, invece, per le donne. Agapito ospiterà Flori, la tratterà nel migliore dei modi, vede in lei una possibilità di riscatto, una sorta di risarcimento per interposta persona per qualcosa che pesa sul suo passato.
È un romanzo forte, “La terra del Sacerdote” di Paolo Piccirillo. Per i temi che tratta e per lo stile con cui li affronta. È come se questo fosse perfetto per quelli. Piccirillo non segue la diretta sequenza temporale, il passato e il presente, il luogo lontano dove sono accaduti i fatti del passato e il luogo vicino del presente si alternano senza preavviso, senza segnali indicatori, a fare un tutt’uno, a significare un perpetuarsi della violenza in forme diverse. Il contrasto fra la prolificità delle donne obbligate a fare figli e la sterilità dei casermoni della città, così come pure con quello della terra del Sacerdote, è stridente - eppure c’è qualcosa di sbagliato in entrambe. È un tema che ritorna in forme diverse, quello della sterilità - la moglie di Agapito che non riesce ad avere figli, la terra che, improvvisamente, dopo l’arrivo di Flori (e il suo nome significa parecchio) diventa fiorente, il neonato morto sotto l’albero e un altro bimbo che muore, più tardi, in Germania, l’innesto sulle piante e sulle vite umane. E la sterilità del cuore, che è meno evidente? Anche quella la rintracciamo in più di un personaggio. L’uso della metafora non pesa, tuttavia, in un racconto veloce e drammatico che si serve anche del dialetto e di frasi in un semplice tedesco per risultare più vero ed efficace. È un libro che fa pensare ai film del neorealismo, a pellicole che possono essere solo in bianco e nero perché le tragedie non sono a colori. Un libro stupefacente per uno scrittore così giovane che ha mantenuto le sue promesse: nel 2011 era stato scelto dal Festival della Letteratura di Mantova come rappresentante italiano per le Scritture giovani.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Paolo Piccirillo

1987, Santa Maria Capua Vetere

Paolo Piccirillo è nato nel 1987 a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Nel 2010 ha pubblicato Zoo col semaforo, un romanzo che ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. Autore di racconti pubblicati su varie riviste e antologie, nel 2011 è stato scelto dal Festival delle letterature di Mantova come rappresentante italiano per le Scritture giovani.

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