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Dopo aver letto molti libri di Lee Child/Jack Reacher, devo dire che questo è decisamente sottotono, La prima metà non è male, e appare come un porre rimedio ad un sopruso, poi si articola in tanti meandri di cui si fatica a tenere traccia e a riunire alla fine. Molti passaggi suonano poco credibili, per non parlare della solita donna che "cede" all'eroe, ormai storia banale.
Mi sorprende sempre la determinazione di questo personaggio. Ottimo.
Due cittadine a molti sconosciute si trovano a poca distanza l'una dall'altra, in Colorado: Hope, "speranza"; Despair, "disperazione". Jack Reacher vi giunge con l'intenzione di fermarsi per poco. A Despair, però, viene cacciato perché, secondo quanto gli viene riferito, lì esiste una legge contro il vagabondaggio. Effettivamente, Jack non ha un lavoro né un'abitazione da quando, tanti anni prima, ha lasciato l'esercito, perciò per le autorità locali è senza dubbio un vagabondo, anche se lui preferisce definirsi "libero". In ogni caso, il motivo per il quale è stato allontanato in malo modo non lo convince. E poi Reacher è una testa calda: se gli viene proibito di fare qualcosa, in realtà si convince di doverla fare. In poche parole, nessuno deve mettergli i bastoni fra le ruote! Decide, quindi, di soggiornare a Hope il tempo necessario per capire cosa stia succedendo veramente a Despair. Il fatto che nell'arco di pochi giorni alcune persone, tutte provenienti dalla California, siano state cacciate come lui da Despair con l'accusa di vagabondaggio, lo convince di averci visto giusto fin dall'inizio. Qualcuno sta architettando qualcosa di grosso e pericoloso. Reacher, con l'aiuto della poliziotta Vaughan, si mette a indagare a modo suo e si rende conto che, ancora una volta, l'istinto non lo ha tradito. In questo romanzo sono stati trattati temi importanti, è stata messa in evidenza una realtà brutale e forse spesso sottovalutata, che ha a che fare con i soldati e la guerra in Iraq.
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