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Descrizione


"Non dirlo a nessuno" racconta la storia del giovane Joaquín, della ricca borghesia latino americana. Dall'infanzia nella scuola privata più cara della sua città, alla piena giovinezza nell'appartamento di Miami: le giornate trascorse tra divertimenti, droga, avventure, a volte perverse a volte anche violente, l'irrequietezza, il frenetico vagabondare, la sete di emozioni e di esperienze. Ma il disincanto, il nichilismo, la sensualità, davvero esemplari di Joaquín, non derivano tanto dalla sua gioventù dorata, quanto dal fatto che Joaquín è un gay, cosciente e lieto della sua posizione e teso nello sforzo di affermarla, in un ambiente che oscilla dal maschilismo più aggressivo alla bigotteria sessuofobica più conformista.
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Dettagli

2003
3 ottobre 2003
517 p., Brossura
9788838916663

Valutazioni e recensioni

2,33/5
Recensioni: 2/5
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gianluigi
Recensioni: 5/5

Vorrei semplicemente dire che il romanzo di Bayly è autobiografico e quello che racconta nel libro succede realmente a Lima, secondo me un ottimo romanzo, molto reale e ci sono anche tutti i piccoli detagli.

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Alessandro A.
Recensioni: 1/5

Delusione. Come buttare 15 e passa euro. Una sola luce di speranza: avrebbe avuto un pizzico di merito se fosse stato narrato in prima persona. Se voleva competere con "Prima che sia notte" di Arenas, ha perso.

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Alessandro
Recensioni: 1/5

Questo romanzo sembra scritto da uno scrittore californiano negli anni Ottanta, ma è opera di un romanziere peruviano ed è degli anni Novanta. Il giovane protagonista è un rampollo dell'alta borghesia di Lima, cresciuto in un mondo permeato di machismo e di razzismo (da lui condiviso) verso i cholos, la parte della popolazione peruviana india e povera. Interessante la prima parte, fin quando Joaquin fugge di casa. Poi è tutta una serie di episodi sconnessi in cui il nostro eroe fa una vita da milionario, sebbene non si capisca da dove prenda tutti questi soldi, visto che ha rotto con la famiglia (a un certo punto ci viene presentato pure come improbabile cronista sportivo, naturalmente per finire a letto con la star della nazionale peruviana di calcio...) - soldi che consuma in cocaina, shopping a Miami e New York ecc. Le sue avventure sono solo cantanti, calciatori famosi, e - in occasione della sua unica storia etero - la più bella ragazza di Lima (of course...). Lo stile di Bayly scimmiotta quello di "I'm-a-camera"-Isherwood, senza però essere capace dell'autoironia a autocritica del grande scrittore inglese. Joaquin é una figura assolutamente priva di personalità, lontana da qualsiasi forma di sviluppo psicologico nel corso del romanzo. Resta un bambino di buona famiglia viziato e antipatico dall'inizio alla fine. Il risultato è un romanzo faticoso, fatto di mille episodi sconnessi (spesso con descrizioni di situazioni e di persone accurate, ironiche e interessanti che fanno rimpiangere il fatto che Baylyn non abbia scritto dei racconti, piuttosto), un libro popolato di personaggi esasperanti che ti fanno quasi rimpiangere che Sendero Luminoso o qualche altra formazione di guerriglia comunista non siano riusciti nel loro intento di spazzare via la buona società peruviana e inviare il buon Joaquim in qualche villaggio andino (tra i cholos) per un periodo di rieduzazione sociale stile Rivoluzione Culturale (vedi i romanzi di Acheng).

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Recensioni

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Voce della critica

Difficile pensare che al momento della sua pubblicazione in lingua originale Non dirlo a nessuno non sarebbe stato un successo di vendite, almeno in certi paesi dell'America Latina dove Jaime Bayly godeva già di una certa notorietà guadagnata in terreni lontani da quello letterario. Lo scrittore peruviano, infatti, prima di affermarsi come romanziere era conosciuto in qualità di giornalista e soprattutto come conduttore di talk show televisivi. Il grande pubblico avido di pettegolezzi poteva aspettarsi di ritrovare fra le sue pagine il mondo dei calciatori e degli attori di telenovele, la vita di popstar sul genere di Luis Miguel e Ricky Martin.

Meno ovvio, però, era prevedere da parte della critica un'accoglienza così generosa, iniziata con una recensione di un connazionale del calibro di Mario Vargas Llosa, che ha definito Non dirlo a nessuno un romanzo "eccellente". Al dì là delle valutazioni non sempre esaltanti che si potrebbero fare sugli altri sette titoli pubblicati nell'arco dei successivi nove anni, Jaime Bayly rappresenta nei paesi di lingua spagnola una realtà letteraria consolidata. Basti pensare che il romanzo proposto oggi da Sellerio al pubblico italiano è stato ristampato ben dodici volte in Spagna. Ma non solo, perché questo stesso romanzo è già stato tradotto in diverse lingue e il regista Francisco J. Lombardi ne ha tratto un omonimo film di un certo successo. Inoltre, il quarto romanzo di Jaime Bayly - La noche es virgen - ha ricevuto nel 1997 il Premio Herralde de Novela.

La struttura di Non dirlo a nessuno ricorda quella di un romanzo di formazione: racconta la storia di un ragazzino dell'alta borghesia peruviana che a poco a poco diventa adulto. A rendere particolarmente accidentato il percorso formativo del protagonista è la sua natura omosessuale. Fin dalle prime pagine che narrano l'ingresso di Joaquín in una nuova scuola, l'omosessualità si configura come uno dei motivi principali attorno a cui si costruisce il romanzo. Per il protagonista si tratta di un'identità di cui sta prendendo coscienza, mentre per le persone che lo circondano sembra essere un piacere proibito di cui si può occasionalmente approfittare, a patto però di "detestare i finocchi" nelle circostanze ufficiali. È quanto emerge dal rapporto fra Joaquín e il nuovo compagno di banco Jorge, che con astuzia saprà coinvolgere il protagonista in un gioco di sesso tutto a suo favore. Jorge sfrutta il corpo di Joaquín come un surrogato delle provocanti modelle di "Playboy" che segretamente animano i suoi desideri e, dopo averne tratto profitto, denuncia al preside del liceo l'amico, trovando nell'autorità scolastica ben più di un appoggio. L'integerrimo Mr Mullbright sarà infatti il primo a insegnare al protagonista la legge del "Non dirlo a nessuno". Non comunicherà ai genitori di Joaquín l'infamante causa della sospensione, ma in cambio vuole avere lui stesso il piacere di sculacciare personalmente il malcapitato, masturbandosi alle sue spalle mentre gli impartisce la punizione corporale.

All'interno delle mura domestiche gli ostacoli appaiono altrettanto insormontabili, perché il protagonista è costretto a sopportare l'esempio di un padre padrone e l'ottusità di una madre bigotta. Il codice di valori che Luis Felipe pretende di trasmettere al figlio si basa sul disprezzo del prossimo e sull'imposizione della propria autorità. Razzismo e violenza sono strumenti non solo giustificati, ma addirittura necessari, poiché "In Perú se vuoi tirare avanti dritto, i mettici devi saperteli mettere sotto i piedi". Le lezioni di vita elargite dal padre altro non sono che prove iniziatiche al maschilismo più estremo. Imparare a fare a botte, far gridare di piacere le prostitute nei bordelli, cacciare animali e scuoiarli a caldo, noleggiare i corpi delle figlie dei servi... È questa la strada per diventare uomini veri, quelli a cui "la voce gli viene su dai coglioni", mentre Joaquín, secondo Luis Felipe, "sembra che parli col culo".

Nemmeno nella figura materna il giovane protagonista può trovare conforto. Mamma Maricucha è un personaggio costruito ai limiti della caricatura, una fanatica cattolica disposta ad accettare i soprusi del marito pur di beneficiare del suo conto in banca e di guadagnarsi così, con i generosi assegni che dona all'Opus Dei, un posto in paradiso. Peccatore da redimere secondo la madre, maschio mancato secondo il padre, il protagonista vive clandestinamente la sua omosessualità, e "Non dirlo a nessuno" diviene l'implorazione che il giovane rivolge a chi scopre il suo segreto.

Nel corso degli anni, però, Joaquín impara a comprare il rispetto di quanti lo circondano. Fuggito di casa in modo picaresco, il giovane passerà dalla prostituzione occasionale agli ambienti elitari della televisione e del giornalismo. Forte del denaro e della sua avvenenza fisica, Joaquín conquista i corpi celebri di calciatori muscolosi della nazionale e di attraenti attori di soap opera, quasi a voler dimostrare che "Non dirlo a nessuno" è una regola generale, poiché tutti hanno qualcosa da nascondere.

Joaquín è un personaggio sulla cui psicologia il romanzo non sembra voler dire molto. Grazie a un uso accorto della terza persona, la narrazione si incentra sulla dinamica di una serie di episodi che implicitamente tratteggiano l'interiorità del giovane. Sebbene Bayly ricorra spesso al dialogo per permetterci di ascoltare direttamente la voce del protagonista, sono le esperienze vissute a lasciarci un ritratto di come la personalità di Joaquín prenda forma nel trascorrere degli anni, assorbendo l'incomunicabilità e la crudeltà che lo contornano. Indirettamente, dunque, tutto è detto, e non solo riguardo al dolore e al disagio che affliggono il personaggio principale. In linea con il titolo del romanzo che non avrebbe potuto essere più azzeccato, il ritratto dell'alta società di Lima che Bayly presenta si configura ancora una volta all'insegna del "Non dirlo a nessuno". Lo sfondo delle vicende narrate è quello del Perú sconvolto dal terrorismo, dalla corruzione e dalle disuguaglianze sociali che i personaggi tollerano con una superficialità a tratti agghiacciante. I meticci e gli indios si possono investire se intralciano il percorso di un'automobile prestigiosa; i poliziotti si comprano facilmente e non c'è politico né uomo di spicco che non ceda di fronte a qualche striscia di coca o davanti a qualche altra tentazione proibita. Anche se pubblicamente compromettente o disdicevole, tutto è ammesso... l'importante è "Non dirlo a nessuno".

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