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Una cosa è certa: nessuno di noi, in qualsiasi punto della terra si trovi, può dire di essere disinformato. Sappiamo bene a quale bombardamento di notizie siamo soggetti: giornali, televisioni, siti web gareggiano spietatamente fra loro per darci “in tempo reale” il quadro preciso di ciò che accade in ogni angolo del globo. Tutto questo è senza dubbio positivo. Bisogna però chiarire cosa s’intende per disinformazione. Nell’accezione più comune, il disinformato è colui che non ha notizie, che non legge i quotidiani, che non segue i telegiornali. E per essere tale, dovrebbe ormai vivere come un selvaggio nella foresta della Guinea. Accertata la nostra conoscenza dei fatti attraverso i più comuni canali mediatici, dobbiamo necessariamente compiere un passo avanti, e chiederci se quello che ascoltiamo dai notiziari televisivi o leggiamo sui giornali corrisponde al vero oppure no. Ed ecco che ci troviamo di fronte al vecchio – ma sempre attuale – problema dell’attendibilità dei media. Non dobbiamo dimenticare che, sebbene la stampa goda di una teorica libertà, garantita da quasi tutte le carte costituzionali, il sistema dell’informazione rimane ancora immune da una qualsiasi possibilità di verifica. I proprietari delle principali testate giornalistiche e televisive rispondono ai potentati politici e economici, senza i quali non potrebbero nemmeno sopravvivere. Attraverso la diffusione di notizie distorte, contraffatte, rimaneggiate l’opinione pubblica può essere orientata a piacere da chi tiene in pugno le redini dello stato, della finanza, dell’economia. Chi di noi è in grado di cogliere l’inganno là dove si cela? E’ una domanda a cui non possiamo dare una risposta esauriente. Dovremmo avere sotto gli occhi l’intero quadro della situazione: quando ci viene fornita una notizia, non ci vengono certo forniti i retroscena, o gli eventuali fatti omessi. Siamo quindi in una condizione di netta inferiorità. Gli scoop si susseguono freneticamente, e vengono riportati dai media con tutti i dettagli del caso. I fru
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