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Ambientata a Siena verso la fine del Trecento, la Novella ha per protagonisti tre giovani nobili, Angelica e Carlo Montanini e Anselmo Salimbeni, legati da sentimenti d’amore (Angelica e Anselmo) e di stima reciproca (Anselmo e Carlo), mentre le famiglie sono divise da antica e fiera inimicizia. Le ostilità familiari e la conseguente indigenza, l’avidità di una «persona astiosa e superba», che intende impadronirsi a ogni costo dell’ultima loro proprietà,, conducono i due fratelli ad una situazione critica, risolta all’ultimo momento dall’imprevisto intervento risolutore di Anselmo. Il motivo, di ampia attestazione quattro-cinquecentesca (è presente, ad esempio, in Gentile Sermini, Bernardo Ilicino, Matteo Bandello, ecc.) e notissimo in ambito senese, viene ripreso dal Bargagli e rielaborato in forma autonoma, sapientemente armonizzando motivi diversi desunti dalla tradizione narrativa. Nella “cornice” di un nobile convito di gentildonne, una «savia e d’anni anziana donna»espone i casi dei tre giovani, intrattenendo piacevolmente la brigata; al termine del racconto, tre dame – Battista, Margarita e Bianca – commentano i fatti narrati, esaltando rispettivamente i meriti e le virtù di Carlo, Angelica e Anselmo. Vera “novella nella novella” – redatta con ogni probabilità nell’ultimo decennio del secolo XVI –, questa piacevole short story del Bargagli non è soltanto una ben calibrata celebrazione dell’amore, della cortesia e del disinteresse, tale da costituire quasi il pendant positivo della drammatica vicenda di Giulietta e Romeo, ma è anche uno dei documenti più notevoli della vivacissima storica letteraria «sanese».
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