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1 gennaio 1991
92 p.
9788877864550

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alberto pierobon
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Per Becattini bisogna darsi carico delle presumibili conseguenze sociali delle misure economiche derivanti dai modelli teorici, avendo sotto controllo critico i nessi che connettono i fenomeni del ceteris paribus con quelli analizzati. Evitando rinvii da una disciplina all’altra anche per la specializzazione in discipline distinte, Per Cavalieri vanno studiati i rapporti tra economia politica, storiografia del pensiero economico e filosofia della scienza economica, rivalutando l’elemento storico-sociale nella spiegazione del progresso scientifico, chiarendo i nessi dialettici tra i termini fondamentali .I problemi di metodo si risolvono nel contesto specifico di una ricerca, in funzione dell’oggetto e degli scopi della stessa, inscindibili dal contenuto, Eccoci alla filosofia artigianale della propria scienza. Cambia il metodo fondato su strutture identificabili solo a posteriori, sul rifiuto di ogni realtà astratta e su una rivalutazione della “pratica discorsiva”. Per Zamagni nella sfida ecologica servono nuove categorie di comprensione posto che la crescita economica non necessariamente implica degrado ambientale, bensì interazione che porta al come si deve crescere. DIversi sono i modi di misurazione per gli stock di risorse ambientali (unità di massa, indici di qualità, unità di volume,ecc.) considerando anche i prezzi ombra per la stima del PIL, tenuto conto del deprezzametno delle risorse naturali esauribili e rinnovabili incorporandole in una misura ideale del PIL reale, contemplando le perdite (esternalità e altro). Il punto è che un problema ecologico è anzitutto un problema di ethos pubblico «implica l’individuazione delle condizioni che devono essere soddisfatte per uno sviluppo sostenibile Ma soprattutto il problema ecologico è, in questa prospettiva, un problema delle forme di convivenza e dei valori che le ispirano». Ottimi spunti seppure datati.

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Voce della critica


scheda di Bellofiore, R., L'Indice 1991, n.10

I tre saggi raccolti nel volume hanno avuto origine in alcuni seminari svolti all'università di Lecce nel 1989-90. I temi sono all'apparenza disomogenei, ma non è difficile scorgere un filo comune. Giacomo Becattini affronta di petto "Le responsabilità dell'economista". La cultura economica, egli scrive, è afflitta da un bombardamento di ideologia liberistica che confonde il cittadino comune, rendendogli difficile scelte autenticamente consapevoli. Vi si accompagna una deresponsabilizzazione dell'economista, che si nasconde dietro il dito dello specialismo e della laicità intellettuale. Ciò che manca, e a cui invece occorrerebbe urgentemente metter mano, è una riflessione unitaria, anche se non monolitica sui problemi della società, da parte di gruppi ristretti multispecializzati. Stefano Zamagni tratta di "Risorse ambientali e sviluppo sostenibile". La natura, che occupa un posto centrale nell'attività economica, è paradossalmente marginale nella riflessione degli economisti, poco abituati a ritener razionale discutere di valori o a vedere nelle riflessioni sulla natura umana un modo per plasmare quella stessa natura umana. La questione ambientale è invece proprio un tema in cui etica ed economia sono strettamente intrecciate: il modo di trattarne dipende dal prevalere di nozioni come quella di equità intergenerazionale, dalla ridefinizione anche contabile di cosa sia progresso economico, dall'impossibilità di "lasciar fare" nel caso di un bene pubblico come le risorse ambientali. Il denso saggio di Duccio Cavalieri, "Per una critica dei fondamenti della conoscenza economica", vede nella filosofia dell'economia uno studio volto ad accettare la natura, i limiti e le modalità di sviluppo del sapere economico, ed in quest'ultimo una "scienza" relativistica, morfologicamente variabile e soggetta a innovazioni come lo è il suo oggetto.

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