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scheda di Luzzi, G., L'Indice 1997, n. 9
Saggista, traduttrice e metodologa della traduzione, poeta con cinque libri all'attivo, Jolanda Insana propone con "L'occhio dormiente" l'esito di una ricerca in versi pertinentemente oscura. Le radici della complessità del suo lavoro nascono anche su quel terreno, arcaico e lucreziano, sul quale si incontrano curiosità gnoseologica e disponibilità linguistica a formare la scrittura, senza forzarne la responsabilità comunicativa, se non per efficaci inserti gergali o parsimoniose onomaturgie funzionali. La metafora oculare sembra riferirsi al riposo o all'accecamento, due condizioni opposte anche nel costruire zone di senso in oscillazione tra la sovrabbondanza o sopraffazione della materia e la privazione psichica o il lutto. La forza arcaica dei segni della terra, riconvertita in partiture gnomiche dai netti enunciati attivi su referenti remoti e originari, impone un doppio controllo di lettura. Da un lato la sintassi risulta fortemente razionalizzata, intrecciata con le strutture prosodiche, tendenzialmente paratattica; dall'altro l'oscurità dei referenti si pone come necessaria, organica, in virtù della messa in opera di una sospensione dell'Io e di una rifrazione del giudizio. La percezione viene fatta scivolare sotto la palpebra, l'occhio non si costituisce come accesso al sogno e alla trascrizione dei suoi flussi. Il surrealismo è altra cosa. L'operazione di Insana sembra vicina, nell'elezione di una terza persona maschile cui è delegato il reportage dal mondo, agli incubi socialmente determinati presenti nelle tele di Bacon. Ne sgusciano, come scatti o agguati, frammenti interrogativi fuori scena ("perché non lo chiamiamo?", "perché non gli diciamo?", "s'è cremato da solo?") da intendersi come situazioni di allarme rispetto all'inadeguatezza del personaggio narrativo e alla caduta delle difese. Vertice del libro, il poemetto dedicato all'antico poeta arabo Abx Nuwàs affronta l'evento narrativo di un viaggio nei luoghi eterni dello scontro tra libertà e potere: queste pagine aprono poi con impressionante energia un luogo di verifiche tragiche da connettersi alla centralità del corpo, senziente e immaginante nel suo progetto indiviso.
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