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un bel libro. l'autore rappresenta un mondo non molto conosciuto lasciando emergere un quadro vivido ed appassionante. non mi è sembrato di essere di fronte ad un capolavoro, forse per la caratterizzazione di alcuni personaggi, che risente di clichè già trovati altrove, ma di sicuro si tratta di un bel libro.
un libro molto avvincente e avventuroso.ve lo consiglio da leggere
Recensioni
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Carlo Emilio Gadda è uno degli scrittori prediletti da Raphaël Confiant, il quale, come si può constatare da questo romanzo caotico e godibile, non esita a ispirarsene felicemente. Nella prima pagina si trova un morto ammazzato, e l'ispettore Dorval, certo più elegante di Ingravallo (somiglia a Sidney Poitier), ma egualmente caparbio e confuso, si intestardisce per mesi, e per una gran quantità di pagine, sino a trovare il colpevole. Come nel Pasticciaccio , però, la matassa non si dipana, anzi, l'inchiesta si ingarbuglia, si perde nei quartieri periferici di una Fort de France dei primi anni sessanta, tra personaggi ben noti ai lettori di Confiant, si avviticchia attorno a tradizioni più che esotiche per gli italiani, ma quasi banali per i martinicani, si incaglia in logiche provincialistiche, diffuse in tutto il mondo. A differenza di Gadda, Confiant ci fa la grazia di rendere noti i motivi dell'omicidio, ma in una riga, e attraverso un verbale freddo e lineare che stona nello "gliuommero" polifonico costituito dal resto del romanzo. Anche alle Antille, insomma, e forse in tutto l'arcipelago della buona letteratura, il bello dell'inchiesta non è la motivazione dell'assassino, né l'indagine stessa, ma l'umanità costretta a svelarsi in tutto ciò che possiede di nobile e di meschino.
Ciò che colpisce in questo mondo vivace e intricato è tuttavia il suo carattere fittizio. Confiant, infatti, compie una ricerca quasi archeologica, resuscitando il damier , una danza-combattimento un tempo diffusa in Martinica, descrivendo le strade fangose e malsane che proliferavano attorno ai due canali che delimitano il centro di Fort de France, sconfinando infine tra le case di lamiera del Morne Pichevin, una collina periferica oggi ricoperta di case popolari. Anche le logiche descritte, quelle che animano personaggi come gli urlatori, che passano giornate intere a imbonire le massaie perché si decidano a varcare la soglia dei negozi presso i quali sono utilizzati, o i major , piccoli boss di quartiere ammirati e temuti, sono in via d'estinzione nella Martinica attuale, sebbene non siano del tutto scomparse. Analogamente, il linguaggio così ricco e suggestivo, infarcito di creolismi e neologismi è, come nel caso di Gadda, una realtà che non esiste. Infatti, nonostante gli sforzi di un gruppo di coraggiosi insegnanti universitari, tra cui lo stesso Confiant, il creolo oggi in Martinica è percepito dai più come un dialetto, e sta assumendo caratteri fortemente francesizzati. Ma il nodo del problema non è che la lingua di Confiant non esista più, quanto, e soprattutto, che questa lingua forse non è esistita mai, e che la freschezza, la poesia, la schiettezza che ci trasmette sono frutto dell'arte.
Il parallelismo possibile tra L'omicidio del Sabato Gloria e alcuni caratteri del Pasticciaccio non subordina Confiant a Gadda; esso mostra piuttosto che la passionalità, la vivezza, la forza trascinante del romanzo in questione non sono da attribuirsi esclusivamente alla sua ambientazione tropicale. La storia raccontata da Raphaël Confiant avvince soprattutto grazie a uno stile efficace, a una struttura complessa ma impeccabile, e alla creazione di un universo fittizio di cui la Martinica d'antan è soltanto una riuscita quanto accidentale incarnazione.
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