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recensione di Cometa, M., L'Indice 1994, n. 4
Poeta grandissimo Friedrich von Hardenberg, meglio noto come Novalis, certo il più grande di quella stagione che va sotto il nome di primo romanticismo. Ma come ogni grande e vero poeta, come il suo contemporaneo Friedrich Hölderlin, destinato ad essere grande filosofo della modernità, profondo interprete di quella insondabile alchimia che produce la sintesi di poesia e pensiero. Per questo nessuno si meraviglierà nel veder pubblicare, con uno sforzo editoriale non indifferente, l'"Opera filosofica" di Novalis, apparsa da Einaudi in due volumi per la sapiente cura di Fabrizio Desideri e Giampiero Moretti.
Novalis però non fu filosofo solo in quanto poeta, perché alla filosofia, intesa come disciplina rigorosa - certo lontana dall'opacità dell'accademia e pure in costante dialogo con essa - , dedicò la quasi totalità della sua breve vita (1772-1801) con un lavoro incessante, febbrile, al limite del parossismo, lasciandosi sì incantare dalla brevità del frammento - del quale una superficiale interpretazione lo considera maestro insuperato - ma in realtà lottando tutta la vita per costruire, sulle macerie dei sistemi filosofici, un nuovo sistema, un ordine, mobile quanto si vuole, ma non per questo meno scientifico o improvvisato. Come ben ricostruiscono Desideri e Moretti nella loro nota introduttiva, il "filosofo" Novalis non è solo l'autore di pur geniali frammenti, ma un pensatore che riesce a sposare tensione verso il sistema e fughe centrifughe, la fascinazione per il poetico e il rigore delle scienze della natura, di cui - per inciso - egli fu forse il massimo interprete del tempo insieme a Schelling. E tutto ciò, ben inteso, tenendo costantemente presente la fondamentale autonomia e diversità delle due sfere.
Non a caso l'edizione italiana si basa su quella tedesca di Richard Samuel, Gerhard Schulz e Hans Joachim Mähl che aveva completamente rivoluzionato l'immagine di Novalis filosofo, pubblicando centinaia di pagine tra cui spiccano le decisive "Fichte-Studien, titanico confronto con la filosofia idealista, gli studi su Kant, Hemsterhuis e Plotino, il sistema enciclopedico per frammenti che va sotto il nome di "Allgemaines Brouillon*, e naturalmente gli scritti più noti come "Fede e amore" e "Cristianità ovvero l'Europa". Tuttavia va subito sottolineato che lo sforzo dei curatori non è di mera traduzione, poiché se da un lato essi riprendono l'impostazione generale stabilita nell'edizione critica tedesca, nel contempo offrono al lettore italiano un duplice e indispensabile servizio: in una serie di essenziali note di lettura preposte ai singoli testi troviamo un'attenta ricostruzione delle problematiche filologiche, spesso con aggiustamenti anche rispetto all'edizione tedesca e, nel contempo, un'utilissima introduzione alle varie fasi del pensiero di Novalis. In alcuni casi ci troviamo di fronte a vere e proprie minuscole ed essenziali monografie in cui traspare con discrezione il respiro più ampio di un'interpretazione complessiva di Novalis e del romanticismo a cui il curatore attende da parecchi anni. Lo stesso vale per le note di lettura di Desideri preposte agli "Studi scientifico naturali" o all'"Allgemeines Brouillon*, che in poche pagine chiariscono esemplarmente il rapporto tra Novalis e le scienze naturali o l'idea di un'enciclopedia delle scienze filosofiche, attingendo per altro a fonti poco note agli studiosi italiani. Note che divengono, soprattutto nella parte curata da Desideri, quasi un testo parallelo sulle principali tendenze dell'epoca e le fonti specifiche di Novalis, tanto che le si vorrebbe - se il buon gusto editoriale non lo proibisse - ancora più ricche. Tali note, che se ne condividano o meno gli esiti teorici, hanno tra l'altro l'indubitabile merito di dichiarare, e in modo cristallino, gli intenti filosofici del progetto. Vanno dunque sottolineati i sicuri meriti dell'edizione italiana e la sua necessità per gli sviluppi degli studi sul romanticismo anche in ambiti esterni alla germanistica. Sono così poste le basi per un confronto serio con l'opera del grande romantico, che edizioni pure significative come quelle di Paci e di Cusatelli potevano solo introdurre. Non sarebbe peregrina l'idea di affiancare a queste "opere filosofiche" le "opere poetiche" assolutamente centrali per la letteratura tedesca. Si pensi solo allo "Heinrich von Ofterdingen* e agli "Inni alla notte" di cui esistono già pregevoli traduzioni italiane.
Tuttavia finiremmo proprio per vanificare lo sforzo di Desideri e Moretti se non indicassimo anche l'assenza di quelle attenzioni per il contenuto specificamente letterario di questa immensa mole di frammenti che avremmo voluto trovare nei commenti e nel le introduzioni è che costituiscono ancora il compito che un'edizione, pure così accurata, consegna ad altri interpreti del pensiero novalisiano. Perché se è vero che i frammenti pubblicati sono soprattutto, almeno quantitativamente, dedicati a questioni filosofiche e scientifiche, è pure vero che in questo magma incandescente affiorano Anche tutte le predilezioni letterarie, poetiche, storico-letterarie dell'autore. Se è vero che a Friedrich Schlegel la modernità deve la prima riflessione filosofica sui generi letterari, sull'arte sulla storia della letteratura, non va dimenticato che molto di questo è già contenuto nel geniale Novalis, proprio in quei frammenti che l'acribia filologica di Desideri e Moretti ci riconsegnano come il suo patrimonio filosofico. Inutile ricordare ad esempio - perché i curatori lo sanno benissimo - che la teoria della fiaba contenuta nell'"Allgemeines Brouillon*, cui pure Desideri accenna in un breve paragrafo - va ben al di là di una teoria della fantasia, ma costituisce l'invaso in cui si concentrano le istanze di una grande stagione della poetologia tedesca, o che le posizioni sul romanzo, il fecondo scambio con Goethe, Tieck e soprattutto Friedrich Schlegel rappresentano uno dei punti più alti e più complessi dell'estetica romantica. Le note sempre precise ed essenziali di Desideri, a cui è toccata la cura del secondo volume, quello più rilevante dal punto di vista storico-letterario, meritano dunque delle integrazioni proprio su questo versante. Ed è a questo compito - come dicevamo più sopra - che questa laboriosa e senz'altro decisiva edizione novalisiana chiama non solo gli addetti ai lavori ma anche un pubblico più vasto, che nella ricchezza di questi frammenti può ancora trovare infiniti materiali di pensiero.
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