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Dall'esperienza diretta nelle missioni compiute in Africa, un accurato studio sulle origini degli strumenti musicali. La teoria delle tecniche corporali ed il criterio tassonomico per materiali ne sono i contributi più originali.
Due sono i contributi personali e originali di Schaeffner sulle origini degli strumenti musicali, suffragati dall'esperienza diretta nelle missioni da lui compiute in Africa: la teoria delle tecniche corporali ed il criterio tassonomico per materiali. Ambedue carichi di conseguenze metodologiche. La teoria delle tecniche corporali si riallaccia alle coeve osservazioni sul corpo e l'operare magico di Marcel Mauss, al quale l'autore rende omaggio nella prefazione. Tecniche che si collocano funzionalmente entro l'ambito delle culture di «mentalità orale» la cui definizione, in quel periodo, era già avviata da Milmann Parry e successivamente sviluppata dalla scuola di Yale. Nel nostro caso vuol dire che il suono strumentale non può prescindere da altre tecniche della comunicazione orale, cosicché alle origini degli strumenti musicali vi è un «gesto», una «articolazione cinesica» che, attraverso lo spazio, si reifica in alcune superfici. Mentre la teoria delle tecniche corporali riferita all'organologia strumentale va considerata nella drammatizzazione tipica delle culture orali, il criterio tassonomico per materiali sembra accarezzare una idea strutturalistica il cui fine sono le universalia. Da questo punto di vista, cioè quello dei materiali, uno strumento come lo scacciapensieri, (il marranzanu, la jaw's harp, ecc.) diventa emblematico per queste universalia organologiche, in quanto il principio di far vibrare una lamina di ferro entro una cavità, in particolare quella orale, è diffuso dappertutto (Europa, Asia, Africa, ecc.) così da giustificare una interpretazione poligenetica e strutturale del fenomeno.
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