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Dettagli

2
1985
15 novembre 1989
Libro universitario
154 p.
9788833954516

Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1984)
recensione di Levi Montalcini, A., L'Indice 1985, n. 1

Attraverso le pagine di questo libro, che percorrono un arco di tempo che va dal primo dopoguerra agli anni settanta, si delinea il cambiamento radicale nella rappresentazione scientifica, o comunque ufficiale, delle prime fasi dello sviluppo infantile. Concepito come organismo inerte e passivo dalla vecchia psicologia accademica e dal comportamentismo, avvolto nel misterioso guscio del "narcisismo primario" da Freud, considerato dalla scienza medica privo anche della capacità di provare dolore (le operazioni chirurgiche sui neonati si pensavano un tempo non richiedere anestesia), il neonato emerge dalle nuove descrizioni dotato di autonomia e di iniziativa, di capacità mentali sofisticate e di interazioni complesse. Sembra di cogliere la descrizione di un nucleo adattivo eminentemente umano, costituito soprattutto da disposizioni innate a porsi m relazione con persone umane. Parallelamente, il cammino della psicoanalisi amplia l'iniziale interesse per ciò che costituisce la patologia e il disturbo della personalità, a ciò che vi fonda invece l'impulso allo sviluppo, la forza creativa ed evolutiva, interrogandosi sui fattori che portano alla fragilità o alla mancanza di questi elementi, in armonia con un orientamento a pensare il processo analitico come un processo di crescita. In stretto rapporto con questi mutamenti, i saggi raccolti mettono a fuoco le tappe della messa a punto dei metodi di osservazione diretta del bambino che li hanno accompagnati e resi possibili, e descrivono l'evolversi contemporaneo del rapporto tra psicologia evolutiva e psicoanalisi, nelle influenze.
Il primo saggio (del 1952) è di Susan Isaacs, e rappresenta il tentativo di dare solidità e basi scientifiche al concetto di fantasia inconscia da poco formulato da Melanie Klein, sulla base del suo lavoro con i bambini, e inteso a indicare la presenza di una attività mentale nel neonato fin dai primi giorni di vita, e a descriverne la qualità. La Isaacs si preoccupa di trovare convergenza tra queste nuove formulazioni psicoanalitiche e i dati osservativi riguardanti il neonato e il bambino piccolo, emersi dalle più recenti ricerche sullo sviluppo infantile. Definisce una metodologia dell'osservazione utile per confrontare le due serie di dati sulla base di tre principi: il comportamento in esame deve essere osservato in ogni dettaglio, nel contesto della situazione totale e immediata in cui si colloca e considerato come elemento di una sequenza evolutiva.
I saggi di Anna Freud, datati 1950 e 1957, sono il frutto della riflessione sull'esperienza del tempo di guerra nelle Hampstead Nurseries in cui trovarono accoglienza bambini piccoli rimasti soli, e a volte coppie di madri e bambini. Qui l'interesse è rivolto a trovare conferma alle teorie psicoanalitiche freudiane dello sviluppo tratte dal lavoro con i pazienti adulti. Ma di grande interesse è l'altrettanto accurata registrazione di tutti i dati di osservazione che non confermano alcuni elementi di queste teorie, e portano a formulare l'ipotesi che esistano nel bambino "atteggiamenti innati, precostituiti, non originati ma solo sviluppati e stimolati dalle esperienze della vita". Lo scritto successivo mette in luce le difficoltà di Anna Freud, quando cerca di importare il modello di tecnica psicoanalitica esemplificato dall'analisi del sogno nel campo dell'osservazione diretta, ed è costretta a trarre conclusioni pessimistiche sulla validità di questa.
Molto interessante il breve scritto di Winnicott. Nel modello freudiano ciò che è profondo in analisi non può essere distinto da ciò che è precoce nello sviluppo, dal momento che lo sviluppo stesso è pensato come lo scorrere di una corrente (l'energia libidica) che occupa via via zone e aree nuove, secondo percorsi lineari o a meandri (i punti di fissazione), mentre la ricostruzione in analisi percorre all'indietro lo stesso cammino. Invece, l'intuizione di Winnicott, sostenuta dalla sua esperienza di psicoanalista e di pediatra, osservatore pieno di talento e di sensibilità, lo porta a distinguere il profondo come "parte dell'infante" e il precoce come ciò che è determinato dalla collaborazione tra infante e "ambiente supportivo dell'Io". In altri termini, Winnicott ha osservato le madri tenere in braccio i loro bambini, i bambini appoggiarsi al corpo delle madri, ha ascoltato le tonalità dei loro scambi, e si è reso conto di esperienze precoci che sono determinanti per lo sviluppo del bambino, ma non lasciano traccia nella memoria o nei contenuti della mente, entrando a costituire in modo implicito le radici stesse dell'individuo.
Gli scritti di Esther Bick uno del 1964 e l'altro del 1968, nella grande semplicità delle considerazioni che tracciano e del metodo che descrivono, sono una tappa molto importante nella storia del pensiero psicoanalitico, aprendo la via per l'indagine non solo sulla patologia dello sviluppo, ma sulle basi stesse della capacità evolutiva, o della sua mancanza nei processi mentali. L'osservazione diretta del bambino, nelle fasi più precoci dello sviluppo, si struttura nella riflessione di Esther Bick come "infant observation". Secondo questa tecnica, lungamente messa a punto e perfezionata, un osservatore partecipa alla vita di una famiglia in cui è appena nato un bambino, per un'ora, regolarmente, una volta alla settimana per i primi due anni di vita del bambino. Le registrazioni scritte subito dopo l'esperienza, sono lette, discusse e confrontate con altrettanta regolarità, una volta alla settimana, in un piccolo gruppo guidato da un supervisore con una buona esperienza psicoanalitica ed esperto nel campo della psicologia evolutiva. Nei saggi riportati, le descrizioni del materiale di osservazione e la riflessione su di esso sono di straordinaria vivezza, e mettono in luce sia la ricchezza e il dettaglio delle osservazioni che è possibile compiere in queste condizioni, sia il rispetto con cui sono accostati momenti e situazioni importanti e delicati nella vita delle persone.
Questa tecnica, formalmente integrata nell'addestramento di psicoterapeuti infantili e psicoanalisti inglesi, ha consentito a Esther Bick di distinguere e differenziare la qualità delle ansie che prova un neonato o un bambino molto piccolo, esposto a sentirsi cadere, perdere e disfarsi, quando viene a mancare bruscamente l'esperienza dell'essere contenuto da ciò che il bambino sente essere madre e che non ha gli stessi orizzonti della persona fisica della madre: le braccia che tengono, il grembo che sorregge, come le coperte, la culla, gli abiti che avvolgono e sostengono, gli occhi che incontrano i suoi, la voce che parla, il capezzolo in bocca, la sensazione di calore, un dito afferrato nella mano: molte e diverse per ogni bambino, queste esperienze possono essere sentite globalmente come "una madre che contiene", se ad esse dà continuità e senso l'esperienza psicologica del bambino di essere compreso nei pensieri e nell'affetto della madre. Secondo Esther Bick, queste esperienze vengono sentite proprio come una pelle, qualcosa che tiene unito ciò che altrimenti si disperde, che dà forma e confine a ciò che è frammento, caduta, vuoto terrorizzante, panico senza forma. Se un bambino è troppo esposto a queste angosce catastrofiche, può distorcere il proprio sviluppo per evitarle, e utilizzare modalità "adesive" come tattiche per la sopravvivenza, o sviluppare sistemi forzosi e ipertrofici chiamati "seconda pelle"; in entrambi i casi, queste formazioni non sono adattive e hanno conseguenze molto gravi per le capacità evolutive dell'individuo.
Lo scritto di Mary Boston è del 1975, e presenta una esauriente rassegna dei risultati della psicologia evolutiva nello studio delle prime fasi della vita, sulla base della notevole spinta in avanti impressa negli ultimi trent'anni a tutto questo campo di indagine dalle correnti della psicolinguistica, che hanno indicato predisposizioni innate nel bambino, dallo sviluppo dell'etologia, con la sua ricca strumentazione di tecniche e metodi per l'osservazione diretta del comportamento animale in situazioni naturali, e infine dalle nuove tecnologie, come "videoregistrazioni", filmati e raffinati sistemi fotografici elettronici" che hanno consentito di mettere a fuoco dettagli di eventi interattivi in modo riproducibile e confrontabile con altri dati e da altri osservatori. Mary Boston mette in luce quanto i risultati di queste ricerche sostanzino di dati sperimentali le intuizioni e le osservazioni psicanalitiche sulla complessità della vita mentale del neonato e del lattante. Le appassionanti indagini sulle capacità percettive del bambino di pochissimi giorni, sulle sue capacità di riconoscimenti e discriminazioni complesse, sull'esistenza di un prelinguaggio e di fenomeni imitativi fin dai primi giorni di vita, e infine sul ruolo che svolge la qualità delle relazioni tra madre e bambino, in rapporto allo sviluppo di queste competenze, confermano e ampliano l'immagine delle prime fasi dello sviluppo proposta dalla ricerca psicoanalitica: individualità, iniziativa e competenze appartengono al neonato e influiscono sul tipo di risposta che i genitori danno al bambino. Si delinea una concezione non deterministica dello sviluppo ed è aperta la possibilità di comprendere l'area di autonomia dei fenomeni mentali.
Vale la pena di aggiungere, a titolo informativo, che, sulla base delle osservazioni condotte secondo tecniche di "infant observation" dallo staff della Tavistock Clinic di Londra, sono stati pubblicati anche in Italia, per la casa editrice Armando i piccoli volumi dedicati ai genitori della serie "Mio figlio ha meno di un anno, un anno, due anni", ecc. e il libro di Martha Harris, "Capire i bambini".

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